La fotografia, che passione...
Tutto iniziò dalla voglia e dal piacere di "salvare" e documentare i piatti che via via preparavo.
Così iniziai con una piccola compattina, che un bel giorno finì travolta da un onda mentre cercavo di fotografare una "sirena"....
Ne comprai subito un'altra e poi un'altra ancora, sempre più evoluta, fin quando capii che dovevo fare il primo grande salto: fu così che mi accattai la mia prima reflex digitale. ...che emozione...
...e che arrabbiature!!!! :D :D :D
Eh, si, perché in realtà all'inizio tutto andò peggiorando! :)))
Gli automatismi della compatta ti rendono la vita facile, ma anche cieca.
Non vedi finché non capisci. E chi ha fatto già questo passaggio (compatta verso reflex) sa osa intendo.
La compatta ti illude di saper fotografare. E questo fattore ne ha determinato anche la sua fortuna commerciale: Tutti sono diventati improvvisamente fotografi!!!
In realtà non è proprio così...
Se ci si avvicina seriamente a questo mondo, col tempo si capisce che la fotografia è un'insieme di nozioni, tecniche, pratiche, conoscenze che non si possono riassumere in poche ore di corso, ma che richiedono centinaia e centinaia di ore di studio, di tentativi, di esperienze e, soprattutto, di confronti aperti.
Così, un bel giorno, dopo mesi, forse anni, di foto di cibo, decisi di uscire allo scoperto per andare alla luce del sole, in giro
per la mia città, abbandonando il mondo ristretto della mia
softbox (che poi non ve l'ho detto, ma il suo vero nome è lightbox, ma ormai noi food-blogger la chiamiamo tutti softbox! :D :D :D)
E quel giorno ho scoperto che la fotografia ha un altro aspetto...
...Disceeee...e grazie, te ce so voluti tutti 'sti anni per capirlo?
SI!
Le cose vanno provate, e vanno provate alla luce di nuove nozioni, esperienze, confronti.
Faccio un piccolo esempio: mentre nella foto di interni sei tu che governi le luci e le ammaestri e, se si tratta di cibo, hai anche il vantaggio di avere un soggetto immobile e praticamente inanimato (e qui tralascio volutamente tutti gli aspetti della foto"ritrattistica", sempre eseguita in interni), fuori dagli sutdi questo governare le luci diventa molto, ma molto più difficile.
Ogni pochi secondi lo scenario ti cambia, falsandoti tutti i valori appena misurati, mandandoti in tilt impostazioni e ragionamenti.
E inizi a rimpiangere la compattina superautomatica da 150€ e tutti i suoi facili automatismi, che ti consentono di avere sempre delle foto mediamente discrete, quindi tutte guardabili, ma di fatto praticamente ti impediscono di avere delle foto veramente belle e volute da te!
Ad esempio, senza un minimo di tecnica, non riusciresti a scattare foto
come questa o
quest'altra, ma piuttosto ti affideresti ad un software che decide per te e ad una mera botta di culo (tanto ormai gli scatti non si pagano!)
Ma così perderesti il vero fascino di quest'arte.
Ovvio, quindi, che quando parlo di fotografia qui non parlo di automatismi, che lasciano decidere alla macchina cosa fare (con tutti gli errori del caso), ma di decidere NOI cosa vogliamo ottenere dalla realtà attraverso le nostre (presunte) capacità di fermare l'attimo.
Così il percorso che gradatamente ho iniziato a fare (sempre da misero autodidatta e studioso delle migliaia di pagine che esistono su internet) è stato quello di passare dallo
still life del cibo, alle foto in esterno prima su soggetti grandi (
città, monumenti, panorami) e poi su suggetti
infinitamente piccoli!
Ecco: questo percorso, il cui inizio ha
una data certa ma la cui fine no (!), da qualche settimana ha avuto un'altra appendice di cui vorrei parlarvi...
La foto naturalistica dei volatili.
Anche qui ci vorrebbero decine di post solo per descrivere le tecniche, gli usi, le culture, gli strumenti, le capacità che stanno dietro ad un semplice scatto, ma mi rendo conto che ho già parlato troppo, quindi lascio la parola alle foto, che non sono poche, e a qualche commento spicciolo.
Iniziamo con la
Garzetta: è un uccello tutto sommato abbastanza facile da fotografare. Lo riesci ad avvicinare fino ad una quindicina di metri:
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...prima che spicchi il volo!
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Ecco il primo punto cruciale! Riuscire a cogliere gli attimi del volo senza far venire la foto mossa, sfocata o...priva del soggetto!!! (e si, a volte capita, se si somma il nostro tempo di reazione e il tempo meccanico di scatto spesso l'uccello se n'è bello che andato!!!)
Nel caso della garzetta non è stato difficilissimo: una volta decise a priori le impostazioni della luce (fate sempre degli scatti di prova, anche senza soggetto, per capire bene che luce avete a disposizione), impostata la modalità "scatto a raffica" e deciso un tempo di scatto congruo che riesca a "fermare" il battito d'ali, il più è fatto.
(azzipie', ma tutto questo te pare poco!!!!)
No, non è poco, ma è il minimo essenziale!
Altra cosa importante è il tipo di lente che usate. Ovvio che nel caso ci dovesse capitare di cogliere in volo a 150 metri da voi una coppia di
germani reali come questi:
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e abbiamo a disposizione un "misero" 200mm , più di tanto non riusciremo mai ad ottenere, nonostante ingrandiamo il fotogramma in post produzione. I particolari non si riescono a cogliere..
Nella foto di questo
gabbiano sono invece stato più fortunato (ingranditela)!
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Stesso obiettivo, buona luce (che permette di scattare con
bassi ISO e quindi tempi ridottissimi) e volo in planata, quindi lento e sopra la capa mia (e per fortuna il soggetto in questione doveva ancora mangiare!!!)
Certo, sono stato ad aspettare quasi mezz'ora prima di trovare il momento propizio, in cui il signore di cui sopra ha deciso di farmi una planata a 20 metri da terra e proprio sopra di me! Però alla fine sono stato contento di aver avuto la pazienza di aspettare. :)
Nelle due foto che seguono ho avuto la fortuna di avere in prestito da un amico un 300mm attrezzato con duplicatore focale (quindi 600mm di obiettivo) ; così la
folaga che "cammina" sull'acqua prima di spiccare il volo, anche se piuttosto distante, mi sembrava di toccarla:
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Addirittura ho centrato un
Cavaliere d'Italia a circa 150 metri di distanza.
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Poi qualche domenica fa ho scoperto che per allenarsi a fotografare i volatili una buona palestra sono i
piccioni:
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Da fermi, soprattutto!!!
Ma anche se li vuoi cogliere nell'atto del primo volo, non è poi così complicato, visto che riesci comunque ad avvicinarli abbastanza, considerando la loro abitudine a vedersi contornati da esseri umani:
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...e sempre a proposito dell'atto del primo volo, vi lascio con questo gruppo di
fenicotteri, che fino ad un attimo prima se ne stavano paciosi nella laguna di Orbetello, ma poi sono stati improvvisamente disturbati dall'avvicinarsi di un canoisti:
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E' stato un attimo! Il primo ha dato il segnale e in meno di un secondo tutti si sono levati in volo! Per fortuna che era appostato con la reflex prontissima (o quasi). Non so se è stata maggiore l'emozione di averli visti o di averli fotografati.
Fatto sta che in meno di due secondi erano già alti nel cielo...
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(Fare click sulla foto per ingrandirla) |
Bene, spero di non avervi annoiato. Vi ho raccontato e resi pubblici i miei primi scatti ai volatili. Di strada da fare ce n'è tanta, tantissima, ma il fascino che c'è dietro è ricco di emozioni.
Nel caso poi foste interessati a guardare scatti di un vero professionista, potete sbirciare le "
Gallerie" di Luigi Piccirillo; in particolare vi suggerisco di leggervi "
La foto raccontata", cioè i vari appostamenti che Luigi ha effettuato prima scattare una foto ad alto effetto emotivo.
Ciao e alla Prossima
Lo Ziopiero