Nei precedenti 3 post abbiamo già imparato a conoscere la città, le sue moschee, e visitato le attrazioni principali, suddividendo la visita in tre giorni.
In questo post faremo un giro nei posti che normalmente non sono segnalati nei circuiti turistici più tradizionali, zone in cui il tempo sembra essersi fermato, in cui la vita frenetica e il lusso non sono di casa...
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Capisco che come turisti non sempre è facile avventurarsi in vicoli sconosciuti, contornati da situazioni ambigue o che possono incutere timori, ma qui ad Istanbul, nonostante le apparenze e le dicerie, non mi sono sentito mai in pericolo.
Quindi, se avete tempo e modo, vi suggerisco di seguirmi e addentrarvi in questi percorsi.
Quarto Giorno
Iniziamo subito dirigendoci nella parte Ovest del Corno d'Oro, in corrispondenza dell'Acquedotto Valente, il cui nome ovviamente è lo stesso dell'Imperatore Romano (Valente, appunto) che lo fece costruire appena fu nominato Imperatore d'Oriente (364 d.C.).
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Qui inizia Fatih, che in turco ormai sappiamo significa Conquistatore, l'attributo di Maometto II, conquistatore della città (1453), dopo oltre 100 anni di tentativi da parte degli Ottomani.
Questo è sicuramente uno dei distretti più conservatori di Istanbul oltre ad essere anche quello più religioso.
La prima percezione è quella di esser usciti dalla parte tipicamente turistica: atmosfere diverse, insolite, come quelle date da questi signori, che prestano il loro lavoro lungo il marciapiede, scrivendo lettere per chi probabilmente non ha gli strumenti per farlo (quant'è che non vedevo una macchina per scrivere!)
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Mi hanno tanto ricordato Il Segno di Venere, il film in cui Franca Valeri faceva la dattilografa in un albergo diurno dove Vittorio De Sica andava a dettare le lettere....
Oltrepassando l'acquedotto e iniziando a salire (ricordate? Istanbul ha sette colli, come Roma) si incontra subito la prima grande struttura di Fatih: la bellissima Moschea di Zeyrek, che in passato fu il Monastero Bizantino di Cristo Pantocratore; questo edificio è immenso e come dimensione è secondo solo a Santa Sofia.
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Siamo entrati nella zona di Zeyrek, con le sue tipiche case in legno di periodo ottomano, testimonianza di uno stile e di uno sfarzo che ormai è solo un ricordo.
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Molte di queste case, infatti, sono ormai abbandonate.
Chi puo' se le compra a prezzi irrisori per poi ristrutturarle, ma essendo la zona ormai molto povera è anche poco appetibile e il destino di queste case sembra ormai segnato. Peccato.
Passeggiando per questi vicoli non è raro trovare dei bambini "appesi" alle finestre, che dietro alle inferriate ti sorridono allegri...
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o ti guardano perplessi col il loro bel faccino sotto il tipico cappellino :)))
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Pare sia un'usanza molto diffusa.
Il quartiere è dominato, manco a dirlo, dalla Moschea di Fatih (appunto), ovviamente situata nel punto più alto.
Della Moschea internet è pieno di foto; a me è piaciuto ritrarre solo alcune scene particolari....
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Tappa obbligata prima di lasciare questo quartiere è il Mercato delle Donne, così chiamato in quanto una volta vi si vendevano...sì, proprio le donne! (vabbe', lo sapevamo che se le vendevano, no?).
Adesso qui si vendono tutti generi alimentari provenineti soprattutto dall'est della Turchia.
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Se volete mangiare qualcosa di caratteristico siete nel posto giusto! Basta entrare in uno di questi locali o avvicinarsi ad un chiosco per gustare kebab, pide, köfte, sarma e altre specialità ancora, peraltro ad un prezzo davvero irrisorio.
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Molto caratteristici in questa zona sono i tavolini bassi, dove spesso ci si ritrova per bere o giocare a carte.
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Dopo Zeyrek visitiamo Fener lo storico quartiere greco.
Vi accorgerete subito che qui le strade sono tutte strettissime e in forte pendenza, contornate da case colorate, alcune in piena decadenza altre perfettamente restaurate.
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Il palazzo sicuramente più emblematico di Fener è il Liceo Greco Ortodosso (Rum Lisesi), un magnifico edificio in mattoni rossi ormai frequentato da poche decine di studenti (credo siano meno di 30) e la cui sopravvivenza è dovuta alle sovvenzioni che lo stato greco ancora sostiene.
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Quello che invece pochi sanno è che a Fener si trova uno dei luoghi più importanti della Religione Cristiana Ortodossa: il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, la cui importanza sia storica, sia simbolica è enorme.
Pensate che prima del Grande Scisma d'Oriente (1054) questo Patriarcato costituiva una delle cinque sedi principali della Cristianità, per ordine di importanza seconda solo a San Pietro a Roma (che pure qui vi ci devo mettere il link...? :)))) ).
In questa Chiesa è conservata una parte della Colonna della Flagellazione di Cristo dove è ben evidente il punto in cui Gli cadde una lacrima: infatti in corrispondenza c'è un buco con una pepita d'oro, che si dice essersi formata subito dopo. Io la pepita l'ho vista. Del miracolo ovviamente non posso testimoniarvi...
Una nota curiosa: gli altri due pezzi di colonna sono conservati uno a Santa Prassede (Chiesa di straordinaria bellezza dove si possono ammirare i mosaici forse più belli di Roma, se passate dalle mie parti sarà un piacere accompagnarvici) e l'altro, ovviamente, nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Ultima tappa di Fener è la Chiesa di Santa Maria dei Mongoli, conosciuta anche come la Chiesa Rossa, unico edificio di culto ortodosso nella città ancora in uso dall'epoca bizantina. Infatti questa fu l'unica Chiesa bizantina di Istanbul a non esser mai stata trasformata in Moschea dagli Ottomani, grazie ad un decreto fatto proprio da Maometto II il Conquistatore.
Il suo nome in turco, Kanlı Kilise, significa chiesa (kilise) di sangue (kanli) e sta a ricorare la resistenza durante la conquista ottomana (1453) per i cristiani finita in un bagno di sangue (da cui il soprannome "Chiesa Rossa", appunto).
Curiosità: per visitarla occorre suonare il campanello e i custodi – una famiglia di Antiochia, a Istanbul da oltre 30 anni – vengono ad aprire. Dentro potete ammirare delle decorazioni davvero mozzafiato, ennesima dimostrazione delle capacità infinite che offre ai grandi artisti la grafia araba, come avevamo visto e in parte spiegato qui.
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Concludiamo la nostra giornata visitando Balat, storico quartiere ebraico, sia durante il periodo bizantino sia durante il periodo ottomano, questo a dimostrare il clima di convivenza interreligiosa che ha sempre caratterizzato Istanbul.
Poi, lentamente, gli ebrei - soprattutto quelli benestanti - hanno iniziato a lasciare il quartiere che di conseguenza si è molto impoverito, diventando poi zona di immigrati poveri.
A Balat il contrasto tra bellezza e degrado è piuttosto evidente e, lasciatemelo dire, anche affascinante, come nel caso dei panni stesi alle finestre che danno sulla strada...(notate però anche le scarpe messe fuori alla porta, segno comunque di grande attenzione alla pulizia)
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Panni stesi su fili che attraversano una via...
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Ma la cosa più divertente è stata questa donna appesa alla finestra che lavava la parte esterna dei suoi vetri (alla faccia della 626!):
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Continuando la passeggiata in un dedalo di vicoli, tra una serie infinita di saliscendi, su sanpietrini secolari o attraverso le svariate scalinate, si trovano botteghe d'altri tempi, come vecchi barbieri o minisupermercati, o case strette e ad angolo.
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A Balat troviamo anche la Chiesa di San Salvatore in Chora , di archiettura bizantina, oggi museo.
Qui si possono ammirare mosaici e affreschi di pregiata bellezza.
Foto mie non ne ho, sorry, ma era yasak, vietato (e per ripicca non le ho fatte neanche da fuori, tie'!)
Ora state attenti, perché sto per dirvi una cosa che vi sorprenderà:
a Balat ho mangiato una delle migliori pizze che abbia mai provato!
Un impasto leggerissimo, etereo, scioglievole...
Il locale visto da fuori (ma anche da dentro) non è certo un invito per i turisti occidentali: una stanza 4 metri x 4 con attaccato un forno a legna e tre tavolini in marmo.
Personale gentilissimo (4 fratelli che lavoravano come...turchi!) per servire un via vai continuo di gente del posto, ristoratori compresi.
Mi son fidato e ho ordinato la pida (la loro pizza a forma di barchetta); mi ripeto: straordinaria!
Dopo la pida mi son fatto portare il lahmacun, un sottile strato di pasta ricoperto di carne macinata piccante, pomodoro, e altri ingredienti, cotto in un forno (rigorosamente a legna), farcito servito con insalata e limone e poi arrotolato (e non piegato, mi raccomando! Il sapore e il gusto cambiano, ho fatto la prova).
Il locale si chiama Yaprak 2, Vodina Cad. Hizircavus Mah. 182.
Andateci! ;)
Quinto Giorno
Preparatevi, perché oggi faremo una Gita in Asia!
Sì sì', proprio in Asia.
Istanbul, infatti, ha la caratteristica (unica città al mondo) di occupare due continenti!
La parte asiatica si raggiunge facilmente con il traghetto e non occorre mostrare passaporto o carta di identità.
Per vedere al meglio questa zona mi sono affidato alle persone di Scoprire Istanbul, a mio avviso il miglior sito italiano per chi vuole vedere la città non da un punto turistico.
Con una loro guida abbiamo visitato Üsküdar, Kuzguncuk, e Kadıköy, i tre quartieri principali.
Üsküdar si raggiunge in 20' partendo dal molo di Eminonu (il traghetto è considerato un mezzo pubblico come gli autobus, quindi costa meno di 1€!)
Durante il tragitto potete godervi Istanbul dal Bosforo...
Torre di Galata
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Topkapi dal Bosforo
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Dolmabahce (Ortakoy)
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Moschea del Solimano
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Ortakoy
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Appena sbarcati, la prima cosa che mi ha colpito è stata questa sfilza di sportelli bancomat!
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Buffo, eh? Mai vista una tale offerta di mercato!
Non c'era che l'imbarazzo della scelta!!! :)))
Immancabili anche qui i tipici "pulisci-scarpe":
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Ma iniziamo il nostro giro!
Üsküdar è uno dei più antichi quartieri della Istanbul ottomana, con oltre 180 Moschee (no, dico, vi rendete conto?!?!? 180 Moschee in un solo quartiere!!!), alcune delle quali risalgono a prima della conquista ottomana, quindi fra le più antiche di Istanbul.
Tra le più famose c'è sicuramente quella di Mihrimah (ricordate la sua storia fantastica? e la sua Moschea gemella?).
Altra grande Moschea è quella di Yeni Valide, ma sono interessanti anche quelle più piccole, come Şemsi Paşa, Kaptan Paşa, Çinili Camii.
Moschea Şemsi Paşa
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Il tour continua con una passeggiata lungo il Bosforo, fino a Salacak dove si trova l'isoletta con Kız Kulesi, il cui nome, pare erroneamente, è legato al mito di Ero e Leandro.
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Questo lato di costa è anche un luogo dove i locali spesso si fermano per godersi il panorama (o per telefonare...)
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...e qualcuno non si fa scrupoli e si fa anche un bel bagno!
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Da qui si sale verso Kuzguncuk, un quartiere in origine abitato dalla popolazione ebraica e in seguito anche da greci e armeni.
Come abbiamo già visto, Istanbul già dall'epoca Ottomana è una città che ha accolto diverse culture e religioni, riuscendole a far convivere in armonia tra loro.
Non è raro, infatti, trovare anche a Kuzguncuk una moschea al fianco di una chiesa armena, o una sinagoga al fianco di una chiesa ortodossa.
Questa è civiltà!
Sulla collinetta si incontrano case tra i cui scorci si hanno delle suggetive viste sul Bosforo...
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Si scende poi verso Kadıköy
Immancabile la tappa al mercato, uno dei più interessanti e pittoreschi della città, frequentato soprattutto da gente locale e luogo ideale per un mini-tour gastronomico.
Assaggiate senza timori le varie prelibatezze che i negozianti vi offriranno, accompagnate sempre da un loro sorriso sincero.
Dopo il mercato tappa inaspettata ma molto interessante è stata quella al cimitero.
Sì, sì, avete letto bene: interessante!
No, non vi scandalizzate.
Spesso è da qui che si trae spunto per risalire alla storie delle città e delle culture.
Ho appreso, ad esempio, che le bare qui servono solo per il trasporto della salma al cimitero, dove poi viene seporlta a diretto contatto con la terra; che il colore ai funerali è il verde (colore della vita) e non il nero, che sopra le tombe la vita deve sorgere e quindi non è inusuale trovarvi sopra della vegetazione:
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Che se sulla lapide c'è anche un turbante, la persona, oltre ad esser stato un uomo, era anche importante (motivo per cui si possono trovare delle tombe anche in mezzo alla strada, come in questo caso!).
Che sulle lapidi delle donne si trovano scolpiti dei fiori, tra cui le rose, la cui quantità rapresenta il numero dei figli avuti.
...che alcune persone sono vissute anche più di 600 anni....
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Be', in realtà non è possibile, a patto di non stravolgere improvvisamente la finestra temporale dell'epoca in cui si vive.
È esattamente quello che ha fatto Mustafa Kemal Atatürk, eroe nazionale turco e vero simbolo della turchia moderna.
La sua vita merita di essere studiata; per stimolarvi vi dico solo che, oltre ad aver ristabilito l'unità e l'indipendenza della Turchia (guerra greco-turca 1919-1922), deposto l'ultimo sultano Maometto VI (1922), fondò la Repubblica Turca (1923), abolì il Califfato (immaginate solo che rivoluzione culturale possa aver significato!), laicizzò lo stato (idem come prima), riconobbe la domenica come giorno festivo (!), riconobbe la parità dei sessi (!!), istituì il suffragio universale, cioè diede la possibilità di voto a tutti i cittadini maggiorenni, donne comprese, cosa che in Italia avvenne solo nel 1945 e in Svizzera nel 1971 (!!!), proibì l'uso del velo islamico nei locali pubblici (anche se di fatto la legge vera e propria arrivò solo nel 2000, dal partito moderato islamico allora al governo), depenalizzò l'omosessualità (!!!), adottò l'alfabeto latino (anche se per compensare la mancanza di suoni tipicamente arabi si dovette inventare una serie di cediglie, puntini, dieresi e simboli vari), impose l'uso del cognome, all'epoca inesistente (le persone del popolo si identificavano con il nome di battesimo più un appellativo, tipo "figlio del falegname", "nipote dello stagnaro", "procugino del farmacista" e via dicendo) e, per tornare a noi, adottò il sistema metrico decimale e il calendario gregoriano. Ecco spiegato il motivo per cui il tipo di cui nome è inciso sulla lapide nella foto sopra nacque nel 1290 e morì quasi 700 anni dopo, nel 1955 (anno gregoriano, però).
Capito sì che personaggio?
Ma riprendiamo il nostro tour.
Per concludere abbiamo visitato la Moschea Sakirin (cliccateci e guardate il tour virtuale!).
Questa è una delle Moschee più moderne della città e, particolare non da poco, la prima interamente progettata da una donna (!!!): Zeynep Fadıllıoğlu.
Al suo interno forme moderne si contrappongono ai disegni tradizionali.
Guardate ad esempio il Mirhab (e anche le scritte dietro):
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Oltre a indicare la direzione della Ka'ba, in questo Mirhab la semplicità architettonica si sposa armoniosamente col simbolismo: il cerchio giallo rappresenta evidentemente il Sole, cioè Allah, che a sua volta è circondato da una corona celeste, cioè il Paradiso.
All'interno della Moschea c'è un'enorme lampadario formato da diversi archi dai quali pendono decine di gocce di vetro che sembrano cadere sui fedeli: queste gocce simboleggiano le parole di Allah che, appunto, devono "colpire" i fedeli.
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Particolare non trascurabile: nella progettazione e realizzazione della Moschea, Fadillioglu ha certamente avuto un occhio di riguardo verso le donne, non relegandole in una zona chiusa, solitamente vicino ai bagni, ma in uno spazio dove la separazione con l'area maschile è meno netta.
In realtà pare che il motivo principale delle separazioni tra uomini e donne fosse di natura pratica: l'atto della preghiera, infatti, prevede diverse genuflessioni con la bella mostra della parte posteriore dei rispettivi corpi la cui vista potrebbe inevitabilmente distogliere l'attenzione durante la Salāt.
Fuori, nel cortile esterno, troviamo una fontana formata da una sfera metallica, sulla quale si riflette la Moschea, in un suggestivo gioco di riflessi:
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Una rinfrescata alla fontanella fuori la Moschea (il richiamo a quella interna mi pare più che evidente) e si torna alla base
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E prima di chiudere il capitolo Istanbul, un doveroso capitolo dedicato alla cucina turca, ampiamente provata in una tipica lokanta locale, non frequentata dai turisti.
Purtroppo non me ne ricordo il nome (era all'interno del mercato di Kadıköy), ma mi ricordo bene la lunga vista di pietanze che solo a descriverle ci vorrebbe un post.
Sì, avete letto bene, non è un refuso! Ho scritto vista e non lista, proprio perché il tutto era meticolosamente esposto in attesa di essere scelto.
E scegliere non è stato facile! Mi sono lasciato guidare in parte dall'istinto e e in parte dalle infinite indicazioni fornitemi dalla guida.
Allora siete pronti?
Pranzo alla Turca
Ho iniziato con una çorba (zuppa) di lenticchie verdi. Ci sono diverse varianti della çorba, come la tarhana çorbası (a base di yogurt, peperoni, pomodori, cipolle) o la yayla corbasi (riso, yogurt, tuorlo d'uovo e farina, servito poi con burro alla menta). Tutte molto saporite.
Poi ho proseguito con le dolma, una sorta di involtino fatto con delle foglie di vite (o di altre piante) farcite con del riso, carne, yogurt e spezie varie (dolmak in turco significa “cosa ripiena”, appunto).
Può essere mangiata come "meze" (antipasto) o anche come portata principale.
Un assaggio lo merita anche il Börek, nome generalmente attribuito a tutti i prodotti fatti con yufka (pasta fillo), riempiti poi a piacere (tipicamente formaggio).
Immancabili i vari tipi di kebap, ormai straconosciuti pure da noi; meno conosciute, almeno di nome, le köfte, polpette di carne arrosto o fritte aromatizzate secondo la ricetta "segreta" di ogni cuoco.
Altro piatto caratteristico che ho provato è il Gözleme, una specie di crepe (ma senza uovo) sottilissima, cotta su una grande piastra bollente e farcita con spinaci e formaggio, carne macinata o altro. Tipico cibo da strada.
Ma veniamo ai dolci, dove mi sono letteralmente sbizzarrito!
Sicuramente quello più conosciuto è il baklava, che consiste in strati di sfoglia sottile , imbevuta di miele e farcita con pistacchi o noci o altro tipo di frutta secca. Quelli che non ho mangiato alla Lokanta li ho mangiati nelle varie pasticcerie della città, così come le immancabili delizie turche, i lokum, nelle lore diverse varianti; sono una sorta di caramelle a forma di cubo, gommose e dolcissime, aromatizzate con acqua di rose, limone, pistacchi, mandorle, spezie, cannella o menta. Una variante prevede zucchero a velo o farina di cocco con cui ricoprire il tutto a fini conservativi.
A fine pasto ho invece gustato i vari dolci a base di latte: muhallebi, su muhallebisi, simile alla panna cotta, sütlaç (crema di riso), keşkül (budino alle mandorle), kazandibi e tavuk göğsü (un budino gelatinoso, contenente pezzetti di pollo che vi assicuro non si stentivano).
Ultimo assaggio è stato per la kabak tatlısı (undolce a base di zucca, preparato cucinandola con zucchero, garofano e cannella, fatto raffreddare e servito con pistacchi sbriciolati o noci.
Si conclude con un caffé turco, bevanda molto sciropposache potrebbe non incontrare il nostro gusto, o con del çay (the turco)
Insomma alla fine del pranzo ero pronto per una gastroscopia! :))))
p.s. non vi dico quanto ho speso...con la stessa cifra in Italia non ci mangiavi neanche uno spaghetto alle vongole!!!!
.....
Bene!
A questo punto credo di aver davvero detto proprio tutto.
Per chi ha avuto la costanza e la forza di leggermi, anche in parte, un doveroso ringraziamento.
So che avete apprezzato questi 4 post su Istanbul; scriverli mi ha richiesto impegno e studio, ma l'ho fatto volentieri così come volentieri ho condiviso con Voi questa mia esperienza.
E adesso, come al solito, vi saluto con il foto-filmato della vacanza.
Ciao e... Buone Vacanze a Tutti!
Prossimo post....a settembre! :))))
Lo Ziopiero
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