lunedì 29 ottobre 2012

Profitt...amisù in Bicchiere di Cioccolato

Lo so, sto rasentando l'impossibile! Ma che ci volete fare? E' più forte di me!!! :D :D :D

Il fatto è che da quando ho visto la foto della presentazione dei profitteroles sul libro di Montersino (Tiramisù e Chantilly, pag 108) non ho chiuso occhio!!! Quella presentazione era troppo bella, troppo originale, troppo tutto!!!!

Così...Li ho replicati, anche se solo nell'aspetto.

Come ha commentato Gambetto, amo prender spunto da qualcosa per poi usare un po' di estro e andare avanti per un'altra strada, come ho fatto proprio in occasione del Tiramisù al Limoncello, o in questo Semifreddo di Lemon Curd su Biscuit alle Nocciole


In fondo qui si tratta di fare dei bigné, riempirli con una crema a vostro piacere, versarci sopra altra crema, avvolgerli in una sfoglia di cioccolato e fare una presentazione un po' fighetta. ;)

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La crema che ho usato in questa occasione è derivata dal Tiramisù, e la polvere che vedete spolverata sopra è caffé macinato (ho scelto una qualità forte), proprio per rievocare l'insieme dei sapori. Inoltre, come se non bastasse, l'ho arricchito con quei due chicchi: non potete immaginare quanto ci possan star bene! Quando li masticherete vedrete e mi direte: danno una marcia in più a tutto l'insieme!!!

Ora chiamarli semplicemente Profitteroles mi sembrava riduttivo, così ho unito i due nomi (come feci in occasione del Tiramisu...shi, ricordate?) ed è venuto fuori Profittamisù !!!

Carino, no?  :))))

Vi dico solo come fare la sfoglia di cioccolato, tutto il resto lo trovate nei vari link ;)

Prendete dell'acetato per alimenti. Ritagliatene un rettangolo che chiuso su se stesso dia la dimensione del bicchierino finale, in altezza e diametro. Sciogliete poi un ottimo cioccolato fondente (almeno 70%) e con una spatola a gomito spalmatelo sopra questo acetato, andando tranquillamente fuori dai bordi. Lasciate passare qualche minuto, quel tanto che basta per non farlo indurire troppo; quindi arrotolate la sfoglia lasciando l'acetato all'esterno e il cioccolato all'interno; poggiatela su della carta forno e fissatela in qualche maniera, tipo appoggiando le due estremità chiuse sulle mattonelle bianche della cucina (tanto poi le lavate!). Quando la sfoglia si sarà asciugata, togliete la carta forno, portate la sfoglia su un piatto e staccate piano piano l'acetato.Il bicchierino è fatto!! Se vi fidate delle vostre capacità, anziché mettere il bicchierino ad asciugare sulla carta da forno, mettetelo direttamente sul piatto dove poi farete la composizione; il cioccolato, raddensandosi, tende ad attaccarsi al piatto (o su qualunque cosa lo poggiate), per cui alla fine vi torna comodo avercelo lì quando staccherete l'acetato. ;)

Ed ora sotto a mangiarci tutti il  Profittamisù!


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SLURPPPP !!!



Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

p.s. regalo confezione di Ottimini Divella, quasi nuova. (manca solo un biscottino) :D :D :D

Guardate anche le altre realizzazioni:

lunedì 22 ottobre 2012

Scatti 22 - Le Fontane di Roma 2 (quelle più "chiacchierate")


Buongiorno a tutti!

Era un po' di tempo che non pubblicavo delle foto della mia città, così oggi ho pensato di farvi un altro piccolo omaggio. Ma quale piccolo, grande, anzi enorme! Anzi, vi avverto: tutto ciò che leggerete è opera di studi, quindi soffermatevi perché ne vale la pena! ;)

Ovviamente, come avete letto dal titolo, parleremo di Fontane.
Anzi, sarebbe più corretto dire continueremo a parlare di Fontane, visto che qualcosina avevo già detto qui

Come sapete Roma è piena, anzi strapiena, di Fontane. C'è chi dice che ce ne sono più di 2000!!!
Tranquilli, non ve le faccio vedere tutte!!! :D :D :D

Oggi comincerei dalla Fontana del Tritone, opera del Bernini (1643), sita a Piazza Barberini e, ovviamente, voluta dalla omonima famiglia.

Per fotografare questa fontana avevo due possibilità: in pieno giorno, sfruttando una luce diretta che non la tenesse in ombra, ma soffrendo dell'inevitabile presenza dei turisti che immancabilmente la assediano, oppure prentarmi al suo cospetto all'alba di una domenica, certo di trovarla quasi deserta ma - ahimé - in ombra. Ho optato per questa seconda scelta (vi assicuro queste strade non le ho mai viste così deserte!!!):
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La coreografia è molto particolare: guardate come l'acqua, soffiata con violenza dal tritone, cada prima nella vasca sottostante, a forma di conchiglia

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e poi, attraverso le varie scanalature, nella vasca grande centrale, creando particolari effetti scenografici e acustici. Provate a chiudere gli occhi e immaginatevi il rumore dell'acqua. E immaginatevi pure di stare nel 1600, magari riuscite a sentire anche il passaggio delle carrozze che passano...

Ma torniamo ai particolari che caratterizzano questa fontana come, per esempio, lo sguardo accigliato del delfini:

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Anzi, questo più che accigliato mi sembra inc...!!!! :))

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Tra le loro code, che sorreggono la conchiglia, Bernini ha posizionato lo stemma dei Barberini, con le 3 api e la tiara papale:

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Segno evidente di un riconoscimento verso il suo datore di lavoro (e che datore!!!)

Sempre in Piazza Barberini, ma relegata in un angoletto, troviamo un'altra fontana dalla storia interessante: La Fontana delle Api, appunto!

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Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) commissionò sempre al Bernini una fontana di più piccole dimensioni, ad uso pubblico. Di solito queste fontane venivano messe nei pressi di quelle ornamentali, avevano una forma a vasca e non era raro trovare uomini e cavalli che vi bevevano contemporaneamente.Ovviamente il Bernini non si limitò ad un semplice abbevaratoio (spesso venivano usati vecchi sarcofagi*), ma diede alla "fontanella" l'aspetto di una conchiglia aperta, con l'acqua che sgorgava dalle tre api (ma guarda un po'). La curiosità legata a questa fontana è tutta nella parte finale della scritta visibile nella valva superiore: "nell'anno 1644, ventunesimo del suo pontificato". Ora si da il caso che la scritta originale fosse "XXII", cioè il ventiduesimo, anche se al momento dell'inaugurazione mancavano ancora 2 mesi a tale data. Era quindi una sorta di augurio del Bernini nei riguardi del Papa, anche perché più viveva il Papa, più lavorava il Bernini!. Ma Francesco Barberini, nipote di Maffeo, nonché cardinale nominato da lui nominato (perfetto esempio di nepotismo), ordinò di togliere un "I" da XXII. I maligni misero in giro alcune voci (vox populi, allora non esistevano giornali scandalistici) secondo le quali il nipote "je la stava tirà" perché voleva prendere il suo posto! Il caso (o la sfiga) ha voluto che papa Urbano VIII morì esattamente 8 giorni prima di compiere il suo ventiduesimo anno di pontificato! sincronismo perfetto, non c'è che dire!
In ogni caso al Maffeo successe Innocenzo X, della famiglia dei Pamphili, altra nobile famiglia romana (anche se di origine umbra). Così Francesco Barberini si dovette accontentare di rimanere Cardinale (iettatore), nonché Prefetto della Congregazione della Sanità e pure Vice-Cancelliere di Santa Romana Chiesa e pure Decano del Collegio dei Cardinali (niente conflitto di interessi, eh?). Quando morì fu seppellito a San Pietro! Amen.

* si scrive senza acca, ho appurato!

Dopo il Tritone ecco a voi un'altra fontana assai spettacolare (e chiacchierata!): la Fontana delle Naiadi, sita in Piazza della Repubblica.


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E' una tra le fontane più moderne della capitale, 1888 su progetto di Alessandro Guerrini, e da subito è  stata oggetto di diversi cambiamenti rispetto all'originale, come ad esempio la sostituzione del gruppo centrale.
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Inizialmente, infatti, era una una scultura in marmo costituita da 3 tritoni, un delfino e un grosso polipo, avvinghiati tra loro come se stessero lottando (di Mario Rutelli). Quando fu montanto sulla fontana suscitò diverse critiche (pensate che fu ribattezzato "Fritto Misto" !!!) a tal punto che venne rimosso (ora si trova nei giardini di Piazza Vittorio). Questo "fritto misto" mi ha incuriosito non poco, e così mi sono recato a fotografarlo per Voi da tutte le angolazioni:

I
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Vi devo confessare che a me quest'opera, come anche il fritto misto, piace. Guardate che particolari:


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Peccato solo che sia stata lasciata abbandonata a se stessa...

Ma torniamo alla nostra Fontana delle Naiadi; dicevamo che il gruppo centrale fu sostituito, ma anche i 4 leoni in gesso furoni sotituiti, precismente nel 1901, con 4 gruppi in bronzo rappresentanti 4 Ninfe (dei laghi, dei fiumi, degli oceani e delle acque sotterranee), opera sempre di Mario Rutelli.

Ecco, fin qui niente male. Quante volte a noi non piace una cosa e ce la facciamo cambiare?
Il fatto è che il buon Rutelli (sempre Mario, eh?), visti i dissensi volle interpretare l'intera opera a modo suo (e per questo molti romani lo ringraziarono!).

Al posto del "Fritto Misto" venne messa un'unica figura, questa volta in bronzo, costituita da un uomo (nudo!!!) che afferra un delfino (nudo!, vabbe'...) da cui fuoriesce un violento schizzo d'acqua. Ogni riferimento a tutto ciò che vi viene in mente non credo sia puramente casuale... Altro che Fritto Misto!!!

Poi, come se non bastasse, fece modo che particolari getti d'acqua si andassero ad infrangere violentemente sui corpi (sempre nudi) delle 4 ninfe che senza pudori offrono all'acqua (e agli spettatori) la loro parte posteriore...
 
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...o anteriore:

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Questa sensualità ed inequivocabile lascività non sfuggì ovviamente alle critiche e censure dell'epoca, del Vaticano in primis, per finire al Sor Capanna, noto cantastorie dell'epoca, che addirittura ci fece un paio di stornelli piuttosto espliciti, anche nei doppi sensi:

Sc’è a Ppiazza de le Terme un fontanone
co’ quattro donne ‘gnude a pecorone
pe’ fa’ mejio veni’ la tentazzione
a chi vorebbe fascce er pomiscione
ma sc’è ‘n mezzo ‘n omo ardito
che funziona da marito
co’ ‘r pesce ‘n mano
annaffia a tutte quante er deretano

Si, ve ne ho riportato solo uno; l'altro, se siete curiosi...andatevolo a cercare ;)
:D :D :D

Per fortuna poi le 4 Ninfe non vennero rimosse e continuano ancora oggi a ricevere l'acqua e gli sguardi dei passanti, di sicuro oggi più abituati a certe immagini (il linguaggio no, pare sia rimasto uguale!).

Lasciamo questa fontana con un ultima foto, più suggestiva se non spettacolare, che vede sullo sfondo la chiesa di Santa Maria degli Angeli e in primo piano il baldo Glauco che tiene ben stretto il suo delfino!!!

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Dalla quasi neonata Fontana delle Naiadi, passimo ora a quella che pare essere la più antica di Roma: La Fontanta di S. Maria in Trastevere; sembrerebbe infatti che la sua prima costruzione risalga addirittura all'epoca di Papa Adriano I anche se poi nei secoli successivi ha visto più artisti metterci mano, come il Bramante, il Della Porta, il Bernini, il Fontana (e si, si chiamava così!)

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Io la chiamo la Regina del Quartiere (Trastevere, appunto). E' il quartiere dove ho abitato per più di vent'anni e che mi ha visto crescere in quell'epoca che indubbiamente ha segnato il passaggio da quartiere ladruncol-popolare a quartiere fricchetton-bohemien. Oggi poco è rimasto di quel fascino di pasoliniana memoria, rivivibile solo attraverso le vecchie pellicole in B&N o gli sbiaditi ricordi...

I gradini di questa fontana hanno ospitato (e ospitano tutt'ora) milioni di persone, a tutte le ore del giorno fino a tarda notte: turisti, mendicanti, romani, ubriachi, artisti, "fatti persi" e....dormiglioni!!!
Per trovare posto occorre arrivarci la domenica mattina all'alba e sperare...
A me, come vedete, è andata bene! ;)

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Anche qui ci sarebbe da raccontare peste e corna, ma mi limiterei ad una curiosità architettonica: le 4 doppie conchiglie poste su 4 degli otto angoli della vasca ottagonale furono inizialmente sistemate rivolte verso l'esterno (Bernini 1659 che a quanto pare continuò a lavorare pure senza l'appoggio dei Barberini, evidentemente era bravino, il ragazzo!) e solo successivamente furono rigirate verso l'interno, come a proteggere la vasca o ad esser protette loro stesse.
Vedete?

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Interno o esterno, per me rimangono sempre affascinanti. Guardate che immagine:
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Passando ponte, come si diceva in gergo, si arriva al Ghetto Ebraico, nei pressi del quale troviamo una fontana a cui sono particlarmente legato: La Fontana delle Tartarughe, sita in Piazza Mattei:

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Opera di Giacomo della Porta, questa fontana è un'insieme di marmi e bronzi.
Si narra che doveva essere costruita nel vicino ghetto ebraico, ma per volere della potente famiglia Mattei (appunto) venne costruita davanti al Palazzo di famiglia.
La vasca principale è quadrangolare e ai vertici si trovano 4 conchiglie (di marmo) che ricevono l'acqua da altrettanti delfini (in bronzo), la cui testa è bloccata dai piedi degli elfi (anch'essi in bronzo):
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Sopra si trova una vasca circolare, sul bordo della quale ci sono le tartarughe:
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Da notare che i 4 elfi hanno tutti la stessa postura, con il braccio alzato come a sospingere le tartarughe a bere.

Questa fontana è legata ad una affascinante leggenda che mi ricorda un po' le imprese del Marchese del Grillo (quello interpretato da Alberto Sordi, ricordate?). Si narra infatti che il duca Mattei avesse puntato gli occhi sulla figlia di un ricco signorotto e che questi, sentendo dire in giro che il duca avesse più debiti che beni, fosse piuttosto restio a cederla in sposa. Fu così che il duca fece una grande festa al Palazzo, invitando mezza Roma, signorotto compreso, e dopo una notte passata tra canti, balli e bagordi, all'alba aprì la finestra mostrando questa meravigliosa fontana, che la sera prima non era lì!

Mi immagino il duca con la voce di Sordi che dice: "A moro, hai visto che t'ha combinato sto duca in una notte? Tu fija co' mme po' ffa a vera signora!"

Sarà vera la storia? A me piace pensare di si! :)

Ah, una curiosità: questa fontana era presente sul retro delle vecchie banconote di 5.000 lire (bei tempi....sigh...)



Bene. Per oggi mi fermerei qui.

Spero di avervi fatto respirare un po' d'aria romana, antica e moderna, divertendovi anche con qualche storiella.

Scrivendo questo post (la cui realizzazione che vi confesso ha richiesto molto più tempo che 7 Operà e 12 Setteveli), a me è sembrato di vivere alcuni momenti della vecchia Roma....

Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero




martedì 16 ottobre 2012

Galettes!

Vi ricordate quando vi dissi che avevo mangiato le migliori crepes della vita mia?
(che poi in realtà sarebbe stato più corretto chiamarle galettes, ma poco cambia: erano bbbone e basta!!!)


Bene! Ovvio che ho cercato di riprodurle!

Ovvio che...ci sono riuscito! :D :D :D

Dunque: le galettes sarebbero in realtà delle crepes fatte con il grano saraceno, per cui, rispetto a queste ultime, assumono un colore più marroncino.

Pare che la loro origine sia antichissima, addirittura le fanno risalire al '700 a.c. (come fanno poi a stabilire 'ste date pe 'na galette lo devo ancora capì!) e, come molte cose che mangiamo, nascono da un errore o, come in questo caso, da una disattenzione della solita massaia che rovesciò della farinata su una piastra rovente. (vi dico subito che non ci credo!)

Vanno cotte su una piastra in ghisa (galéatoire), ma se avete una padella antiaderente nessuno vi frusterà per averla usata! ;)


La parte più delicata è proprio la loro cottura: andrebbero fatte sottili al punto giusto (cioé molto sottili!), croccanti e morbide allo stesso tempo.

Inoltre l'uso del solo grano saraceno potrebbe creare dei problemi, motivo per cui per la prima volta vi consiglio di mescolarlo a della farina 00 (come ho fatto anche io) e poi di farle con solo grano saraceno.

Le dosi che ho usato per 4 persone sono:

150 g. Grano saraceno
150 g. Farina 00 (o altri 150 g. di grano saraceno)
500 g. di acqua
2 uov.
40 g. di burro sciolto
un pizzico di sale

Frullate fino a far scomparire tutti i grumi e lasciate riposare un’ora in frigo.
L'impasto dovrà risultare denso ma comunque liquido.

Cuocetele sulla piastra, versando l'impasto e distribuendolo con l'apposita spatolina (avete presente?  quella a forma di T) in modo che risulti molto sottile o il dorso di un cucchiaio in mancanza di spatolina. Quando la galette si stacca dalla piastra (ok, dalla padella antiaderente), sbirciate da sotto e giratela solo quando risulterà sia ben cotta!

Consiglio numero uno: anche se la piastra (o la padella) potreste usarla senza grasso, metteteci dentro un pochino di burro per ogni galette; quel leggero sfrigolio è garanzia di un ottimo risultato! ;)

Consiglio numero due: se usate la spatolina a forma di T, tenete a portata di mano (anzi di spatolina!) un foglio di carta cucina, con il quale pulirete la spatolina ogni volta che la usate.

Consiglio numero tre: ad ogni galette provate a fare delle varianti durante la cottura come, ad esempio, meno impasto o distribuzione diversa: p. es. io tengo l'impasto in un recipiente con il beccuccio e lo verso sulla piastra facendo dei cerchi concetrici per poi ridistribuirlo con la spatolina (sempre quella a T!).
Scoprirete che la differenza di cottura fa la differenza della galette e alla fine sceglierete il metodo di cottura che più vi piace (che di solito lo si capisce all'ultima galette!!!)

Consiglio numero quattro: fatele più sottili che potete. Quelle presenti in queste foto non le ho stese al massimo (avevo paura non reggessero il ripieno e si rompessero), ma poi rifacendole mi sono ricreduto: reggono benissimo! Specialmente se sono di solo grano saraceno.

Il modo classico di farcirle è con un uovo (che va messo poco prima che la galette sia pronta e facendolo cuocere insieme alla galette), formaggio tagliato a striscioline e prosciutto cotto (io ci ho anche aggiuto dei funghi):


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Vi devo confessare, però, che quella che ho mangiato a Quebec aveva degli ingredienti che non saprei dirvi...erano così particolari, così armoniosi...

Ma una volta che avete capito come farle, potete certamente sbizzarrirvi nel farcirle.

Per esempio, prendendo sputno dal ripieno fatto per il bagel, questa l'ho farcita con salmone, avocado e yogurt greco, più una spolveratina di pepe rosso dolce (fatte servi'!!!):

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Dai, fatevi qualche galette e poi fatemi sapere!!!!

P.S. col solo grano saraceno sono ancora più buone. Fidatevi, anche se non ho fatto le foto! ;)

Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

p.s. regalo confezione di Ottimini Divella, quasi nuova. (manca solo un biscottino) :D :D :D

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giovedì 11 ottobre 2012

Tiramisù al Limoncello - Ricetta dello Ziopiero

Ve lo avevo detto, no?

Preparatevi grandi quantità di tuorli e meringa pastorizzati.

Li avete preparati?
Siii???

Bravissimi!

Adesso confessate: è vero che con queste preparazioni già pronte nel congelatore, tutti i dolci o i gelati diventano una passeggiata, anche quelli più complicati?

E poi, appena vi scappa la voglia, potete subito passare all'esecuzione, senza dovervi preoccupare troppo del tempo a disposizione. Il grosso del lavoro è già fatto!

E così, l'altro pomeriggio, siccome avevo voglia di provare qualcosa di diverso e non avevo voglia di uscire a far la spesa, ho attinto alle mie risorse.

Generalmente tra frigo e dispensa ho sempre tutto l'occorrente (o quasi) per darci sotto di pasticceria.

Questa volta avevo anche mezza confezione di mascarpone, avanzata dopo aver rifatto l'Operà-con-l'accento-sulla-A . (a proposito, è venuta pure più buona!!!)



E allora?
Che ci faccio con questo mascaropone?

Lo metto nella pasta? 
Neeeeeaaaaahhhhhh

Ci faccio i panini?  
Buuuuhhhhhhhh

Ok, ho capito! Mi invento una specie di tiramisù!!!!
Uuuuhhhaaaauuuu!!!!!

E così, partendo dal principio che non volevo assolutamente copiare ricette già fatte, ho deciso di fare di testa mia, avendo bene in mente al risultato finale a cui volevo arrivare !!! Questo:
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Vi piace?

Ma come fare? E, soprattutto, che mi invento per la crema?

Allora, come fare è abbastanza semplice. Se avete visto la costruzione dell'Operà-con-l'accento-sulla-A  già lo avete capito.

Riguardo la crema ho fatto tutto a sensazione, trascrivendomi però via via le dosi che utilizzavo.

Crema di Tiramisù al Limoncello dello Ziopiero®

200 g Tuorli Pastorizzati
200 g Mascarpone
240 g Panna Montata
150 g Meringa Italiana
60   g Limoncello
40   g Succo di Limone
8    g Colla di Pesce

Come fatto in altre occasioni (Montersino docet), scaldate 50 g di tuorli pastorizzati e scioglietevi dentro la colla di pesce precedentemente ammollata in acqua e poi strizzzata.
Quindi unite la restante parte di tuorli e il mascarpone e montate energicamente.
Incorporate poi i liquidi, poi la Meringa Italiana un po' più delicatamente e infine la panna, con la solita tecnica del mescolamento dall'alto in basso per non farla smonare (se non sapete come fare guardatevi questo filmato fatto per voi). Fatto.


In pratica, se avete tutto pronto l'occorrente nella lista, vi bastano 10 minuti!!!

Sicuramente, se mi seguite, sapete che dovete SEMPRE tener pronto nel congelatore un Pan di Spagna.

Per completare il dolce altro non dovete fare che la:
Bagna al Limoncello
80 g Acqua
80 g Zucchero
120 g Limoncello

Portate a bollore acqua e zucchero fino a quando lo zucchero si è completamente sciolto.
Fate freddare e versateci il limoncello (se non fate freddare rischiate che evapori  la componente alcolica)

A questo punto dovete solo montare la torta.

Potete farlo nel classico contenitore da tiramisù o, se volete tentare una presentazione più ad effetto, procuratevi uno stampo quadrato, poggiatelo su una teglia di alluminio, e iniziate mettendo prima il Pan di Spagna tagliato a fette sottili, innaffiatelo con metà della bagna al limoncello, poi fate lo strato di crema al tiramisù di limoncello, altro strato di Pan di Spagna, altra bagna, altra crema.
A questo punto il dolce è praticamente fatto. Lo potete congelare tranquillamente.
Se avete optato per lo stampo, ricordatevi di tirarlo fuori almeno 12 ore prima e di metterlo in frigo, dal quale va "uscito" un'ora prima di esere consumato.

Se volete potete metterci sopra della gelatina neutra liquida. In questo caso va versata sul dolce congelato e ben livellato in superficie. Meglio se lo avete messo nello stampo.


Comeeee? Non sapete come fare la gelatina neutra?!?!?!?

Vabbe'! Vi dico come la faccio io ;)

Gelatina Neutra:
100 g di acqua
30 g di zucchero
3 g di colla di pesce
eventuali aromi o frutta frullata e filtrata


Fate bollire l'acqua fino a quando lo zucchero non si è completamente sciolto.
Metteteci poi la colla di pesce precedentemente ammollata in acqua e poi strizzzata.
Versatela sulla torta solo quando il liquido si è freddato, ma non addensato.

Potete prepararne anche grandi quantità. Si conserva in frigo dentro un barattolo ben chiuso. Ovviamente vi si addenserà, ma è sufficiente scaldarla leggermete per farla tornare liquida.

A, mi sono avanzate due prozioni. Chi le vuole? :)))
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Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

p.s. regalo confezione di Ottimini Divella, quasi nuova. (manca solo un biscottino) :D :D :D

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lunedì 8 ottobre 2012

Nachos e Guacamole

Una delle cose che mangiavamo più spesso in Canada erano i Nachos: ci piace tanto attingere tutti da uno stesso grande piatto.
E da quelle parti, si sa, le porzioni sono enormi (ricordate le costolette?)

Inoltre è proprio in Canada che ho gustato i migliori nachos della vita mia, nonostante la loro origine sia messicana!!!

I Nachos sono delle Tortillas fritte.
E le Tortillas sono dei nachos non fritti!!!

Chiaro, no? :D :D :D

Dicono che siano originari delle città di Pietranera (in Messico, appunto) dove un tale Nacho Anaya li cucinò per la prima volta, partendo appunto da delle tortillas avanzate, tagliate a triangolino e poi cotte insieme ad una salsa formaggiosa. Ovviamente poi diede il nome al piatto, un po’ come ho fatto io con la Ziopierella!!!  :D :D :D

I Nachos vengono serviti in mille modi diversi: con fagioli, chili, guacamole, spinaci, peperoni, insomma tutto quello che viene in mente senza porre limiti alla fantasia!

Per cominciare ve ne offro uno, semplice semplice:
(Fai click sulla foto per ingrandirla)
Yougurt greco, guacamole, salmone, striscia di peperone, semi di papavero.

E' un modo un po' diverso da come usualmente vengono serviti, e cioè ricoperti di formaggio e infornati fino a quando il formaggio si fonde, condendoli infine con delle striscioline di peperoni e gustati con varie salse, tra cui una piccantissima, che ti infuoca letteralmente le labbra!!!

Oggi ci sono andato leggero; visto che avevo solo un avocado ci ho fatto il guacamole. 

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Volete sapere come si fanno?
Ok

Ingredienti:
Farina bramata (o di mais), acqua, sale. Quantità? Ma quanto basta, che discorsi!!!
Una volta ottenuto l'impasto fatelo riposare. Quindi fate tante palline e schiacciatele tra i palmi delle mani, fino ad ottenere dei dischi sottili sottili. Tagliate a triangolo e friggeteli in olio di arachidi.

Visto com'è semplice?

Come??? Volete anche la ricetta del Guacamole? Guardate, io lo faccio nel modo più semplice di questo mondo: con la forchetta schiaccio un avocado maturo, ci aggiungo del limone (o del lime, se ce l'ho) e un pizzico di sale! Fatto!



Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

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giovedì 4 ottobre 2012

Lecca Lecca dell'Araba

Continua la settimana dedicata alla ri-proposizione di ricette fatte da altri blogger.

Ricorderete che l'ultimo post feci I Biscotti di Fujiko

Oggi vi ri-propongo questi "Lecca Lecca" dell'Araba., o Lollipop, come li ha battezzati lei.

L'Araba non ha certo bisogno di presentazioni: tutti la conoscono. I suoi racconti sono veramente esilaranti! Chi poi ha avuto la fortuna di conoscerla di persona puo' solo che avere la conferma di tutto quello che si immagina, compresa la sua bellezza "scultorea".

Quando vidi pubblicati i suoi Lecca Lecca mi è subito venuta voglia di rifarli.

Sarà la semplicità nel realizzarli, sarà l'estetica, sarà la simpatica presentazione, sarà il sapore,  insomma si fa prima a farli piuttosto che perder tempo a capire tutte queste cose!!!


E così, come feci già in precedenza, ho "marchiato" anche questi Lecca Lecca!

(Fare click sulla foto per ingrandirla)
:D :D :D

Riporto di seguito ingredienti e spiegazioni, copiati direttamente dal suo post
 
Ingredienti:
80 g circa di parmigiano grattugiato
un cucchiaino di semi di papavero
un cucchiaino di semi di sesamo
poco burro, per ungere la carta forno

E qui riporto le sue spiegazioni:
In una ciotola mescolare il formaggio con i semi di papavero e quelli di sesamo.
Imburrare la carta forno (non saltate questo passaggio se volete che i lollipos si stacchino bene!) ed agiarvi sopra uno stampino circolare da circa 9cm.
Se non lo avete, costruitene uno con la carta alluminio.
Spargere un po' di formaggio all'interno del cerchio, badando a non lasciare buchi. Lo strato non deve essere troppo spesso, ma nemmeno così sottile da non poter stare in piedi, dopo.
Delicatamente alzare il cerchio, e procedere a prepararne degli altri.
Appoggiare quindi uno spiedino di legno ( i miei spezzati a metà, altrimenti sarebbero stati troppo lunghi) al centro di ciascun lollipop.


Ricoprire la parte di spiedino sul lollipop con del formaggio extra, come mostrato in foto:

Cuocere in forno preriscaldato a 220 gradi per circa 5 minuti ( 4 nel mio forno) finchè il formaggio sarà dorato e farà le bolle come se...bollisse.
Tirare fuori dal forno e non toccare nulla finchè il tutto non sarà perfettamente freddo.
Solo a questo punto staccare con delicatezza i lollipops dalla carta forno e servirli.

Come vedete questa volta non ho cambiato di una virgola dosi e procedimento! :)))

Fateli! Non ve ne pentirete!

Come spesso capita, vi saluto con una foto.


L'acqua, come sapete, ha sempre attratto la mia attenzione. Vi ricordate il post sulle Gocce?
Ecco, anche in Canada non ho resistito e spesso ho "immortalato" quello che l'occhio umano non riesce a cogliere.

(Fare click sulla foto per ingrandirla)



Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

p.s. regalo confezione di Ottimini Divella, quasi nuova. (manca solo un biscottino) :D :D :D

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lunedì 1 ottobre 2012

I Biscotti di Fujiko

Fuji, ma come può essere che nei tuoi biscotti prima monti le uova e poi aggiungi il burro? Non fai prima una frolla (burro e farina) o una frolla montata (burro e zucchero)?

A Pie', che-te-devo-da-dì? Tu provali!!!
(e si, con me Fujiko parla in romanaccio :D :D :D)

...e così, senza pensarci su due volte, li ho provati!!!!


(Fare click sulla foto per ingrandirla)

Caspiterina (per non dire altro!)!!!!

Avete presente il connubio morbidezza e friabilità? Qui è perfetto!!!

Avete presente quei biscotti che si conservano anche un mese nella scatola di latta senza ammosciarsi? Questi sono così!

Avete presente quei biscotti nei quali il burro appena si sente?
Eccoli! Sono loro!!!


A questo punto li dovete fare anche voi e poi mi dite? Anzi CI dite!!!

Vi ricopio dosi e procedimento presi da qui:
350gr di farina 00
100gr di burro
150gr di zucchero
2 uova grandi
un pizzico di sale
una bustina di lievito
aroma preferito (Fujiko vaniglia, io zeste di limone)

Montate le uova con lo zucchero e aggiungetevi il burro a pezzetti appena ammorbidito.
Quindi tutte le polveri rimanenti, setacciando ovviamente la farina.

Fate quindi riposare in frigo l'impasto (questo passaggio lo consiglio sempre); stendete poi ad un'altezza di un paio di millimetri, formate e infornate a 190° per 8-10 minuti, a seconda del forno.

Fateli poi freddare un paio di minuti in teglia e quindi sistemateli su una gratella.

Farciteli come più vi piace, oppure lasciateli semplici così come ho fatto io!

Che altro dire? Hanno davvero una consistenza perfetta, quasi unica.
Inoltre guardatevi bene la dose di burro!!! Siamo ancora nel più che accettabile!!!

Grazie a Fujiko che ce li hai fatti conoscere.

Io mi sono limitato solo a ripeterli, a "pappagallo"! :D :D :D


(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Ciao e alla Prossima.
Lo Ziopiero

p.s. regalo confezione di Ottimini Divella, quasi nuova. (manca solo un biscottino) :D :D :D

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