Eccoci qui!
Immagino che ormai abbiate preso confidenza con la
sòffete e con le
luci, giusto?
Bene: sappiate che non io ancora no!!! So' di testa dura!!! Mi incaponisco.
Appena scopro o imparo una cosa subito dopo mi accorgo che posso far di meglio, e allora non demordo e continuo cercando una strada nuova, diversa, un miglioramento di una tecnica già acquisita.
Ora, se anche voi volete approfondire ancora un po' i due argomenti, vi propongo un link ad un
filmato molto interessante, questa volta non mio, dove un fotografo coi "
controflash",
Mark Cleghorn, spiega l'uso della sòf... ehmm, in questo caso chiamiamola Softbox ;-)
Vi premetto che il filmato è piuttosto lungo, dura 22 minuti, ed è in inglese.
Ho tentatano di convincere Mr. Cleghorn a fare una traduzione solo per noi...ma lui mi ha assicurato che le immagini parlano da sole.
Come, non credete che ci ho parlato? Vi riporto uno stralcio della trascrizione della telefonata intercettata dai servizi segreti:
"A Marke, ma si quarcuno qui nun spiccia l'ingliscc?"
"Doonuorri, Oncle-Peter. Siiii de video e iu andestein"
Visto? Ok, torniamo a noi ;-)
Vi avviso subito: l'articolo, anche se colorito da qualche "ziopierata", è lunghetto e forse noioso e antipatico per cui preparatevi un bel cicarone di caffé e mettetevi comodi, alla fine non ve ne pentirete ;-)
"Pensiamo allo scatto"
Ovviamente, come ormai sapete, non sono assolutamente in grado di insegnarvi come si deve scattare una foto; al limite potrei aspirare a spiegarvi come NON si dovrebbe scattare una foto, per cui facciamo così: vi racconto tutti gli errori che penso di aver commesso in modo tale che, se volete, insieme possiamo fare delle considerazioni. (va da se che gli errori che commetto adesso non li conosco... spero di scoprirli subito, magari grazie anche alle vostre segnalazioni)
1. Come fotografavo (bei tempi)
Una domenica qualsiasi di trent'anni fa:
"aho, chi aaa porta aaa maghinetta peffa' e foto?"
"A Pie' (all'epoca non ero ancora Zio)
, ce penzi tu che nnoi nzemo bboni?"
Poi, nel momento meno opportuno della stessa domenica:
"Booooni, state feeermi. Ve dico che cio' (senz'acca)
solo 3 scatti poi 'a pelligola è finida!!! Aaah Nando, feermo keee mano: nun fa e corna"
E così, dopo venti minuti di posa, alla fine il click arrivava inesorabile, così come l'indice e il mignolo alzati di Nando.
Sette giorni di attesa e poi meraviglie delle meraviglie.
"aho, che me ne fai ddu copie?"
"Anvedi come sei venuto da schifo? Me pari a brutta copia de dario argggento"
Bei tempi, dicevo. Non so se perché eravamo giovani, belli (tranne Dario Argento, ma lui in compenso è bravissimo con la cinepresa) e spensierati, o perché, tornando all'argomento dell'articolo, alla foto, una volta, ci si pensava!
Poi arriva...
2. L'era del digitale
Una domenica qualsiasi di dieci anni fa (circa)
"aho, chi aaa porta aaa maghinetta peffa' e foto?"
"A Pie', ce penzi tu che nnoi nzemo bboni?"
...diceee: ma non è cambiato niente!!!
Be', la spensieratezza è sempre la stessa, le incapacità dei miei amici pure, Nando ha messo le mani a posto, .... e...le foto non costano più nulla!!! Qualcosina, insomma, è cambiata!
"aho, fanne n'artra, dai scatta, tanto nulle paghi"
"A Pie', poi maa manni per imeil"
E fu così che i nostri hard disk sono diventati stracarichi di foto tutte uguali, esteticamente insignificanti, anche se ricche di significati emotivi ed evocativi per "noi che c'eravamo". (ricordatevi questo concetto)
3. Le prime foto di cucina
Poi arriva il momento magico: mi esplode improvvisa la passione per la cucina!!!
"Vabbe', tanto poi ti passa" , disse la mia signora qualche anno fa.
Forse passerà, un giorno, ma di sicuro quando mi prende una passione cerco sempre di dare il meglio di me stesso (è tutto relativo, eh?), cercando di applicarmi anima e core e aspirando a continui miglioramenti (è un'aspirazione, eh?, non è detto che poi ci riesca!).
Così approdai sul
Forum di Gennarino nel 2006, proprio a marzo e da lì inizia la storia.
Cucinavo con entusiasmo e con lo stesso entusiasmo raccontavo, documentando, appunto con le immagini, i miei tentativi di riprodurre piatti e dolci di veri maestri.
Se avete il coraggio, andatevi a vedere le mie prime realizzazioni, le trovate nelle ultime pagine del mio
flickr.
Anzi andatevele a vedere comunque, perché a mio avviso hanno un valore didattico non indifferente, sia per come NON andrebbero presentati alcuni piatti, sia per come NON andrebbero scattate le foto, soprattutto quelle di cibo. :))
Perché' ?
Ripeto, perché?
"Aahh, Zipie', ma che stai adddi'? Ma che te fai e domanne da solo? Tanto nun te sta a sentì nissuno!!"
Aho, ci siete? state sempre lì? Spero di si! :)) Vabbe, io scrivo lo stesso, alle brutte me leggo da solo!
Ora, prima di capire che le mie fotografie di cibo erano brutte, ci ho messo un bel po' di tempo, anche perché a me onestamente le foto piacevano. Ma perché mi piacevano? E' questo il punto.
Faccio un esempio (tanto posso scrivere quello che voglio, non mi sta leggendo più nessuno!)
Avete presente quando andate alla comunione del nipotino e scattate 20 foto tutte uguali e nel momento in cui le rivedete pensate: "che bello, come era carino, guarda come era pettinato bene"? e vi portate quella foto nel portafoglio o la piazzate sul como' nella cornice d'argento?
Anche io faccio così (e poi sono zio, no?)
Poi un sabato vado a cena da una coppia di amici e trovo che anche loro hanno piazzato una foto simile in bella mostra e penso tra me e me: che foto banale e pure brutta! Certo ci vuole coraggio a esporla... (cattivello, eh? eheheheheh)
Poi, tornato a casa, e rivedo la foto sul mio como'....al nipotino gli voglio bene, lo vorrei avere sempre con me...ma la foto tutto sommato è simile a quella dei miei amici, la stessa che non avrei mai esposto!!!!
Ma allora?!?!?!?
Ecco! Il punto è proprio questo. Spesso non ci accorgiamo della banalità di una nostra foto, ma il fattore emotivo, evocativo, ce la fa piacere e la foto rimane ricca di significati, ma solo per noi.
Torniamo alle mie foto di cibo: rappresentavano per me tante emozioni, come la gioia di essere riuscito ad eseguire una ricetta, le difficoltà che ho superato nelle varie fasi di preparazione, il ricordo del gusto il momento in cui ho assaggiato quanto realizzato, ecc ecc ecc, ma tutti questi fattori avevano significato SOLO per me. Per le altre persone le foto erano banali, piatte, insignificanti.
Questo, ahimé, l'ho capito tardi, ma l'importante è esserci arrivati per poi ripartire proprio da questo punto.
L'abilità del vero fotografo risiede non solo nella tecnica di base (luci, ombre, composizione, sfocature ecc) ma anche, e soprattutto, nel riuscire a suscitare in noi un'emozione, simile a quella che proviamo noi, ma solo noi, guardando la solita foto col nipotino.
Si, vabbe'! Ma come si fa? (ah ma allora siete tornati! :)))) )
Ovviamente non è facile. Non è facile acquisire la tecnica e non è facile far provare emozioni, ma possiamo sempre migliorare facendo piccoli passi in avanti.
Il primo passo che per me è stato importante è stato quello, appunto, di
pensare allo scatto, cioè all'immagine che vorrei vedere, ma non un attimo prima di scattarla, molto prima, anche giorni prima!!!
Una foto che non sia "istantanea" puo' o forse deve nascere col tempo, attraverso un susseguirsi di approssimazioni successive di immagini che viaggiano nella nostra mente fino a fermarsi in un'unica immagine che decidiamo essere quella da realizzare. Il risultato visivo sarà quello che dovrà emozionare. Dopodiché dobbiamo ingegnarci per eseguire lo scatto al meglio (e questa è la parte tecnica)
Vi ricordate la foto della colata di
sanguinaccio sulle frappe? Ve la riporto qui:
Vi ricordate che vi dissi che avevo fatto le frappe apposta per scattare questa foto?
"la foto (e non solo quella del cibo) va pensata prima, e non dopo: in pratica non va improvvisata o scattata subito dopo aver cucinato"
Per la foto delle frappe avevo "Pensato allo scatto", e fu la prima volta. In quel momento, quando vidi la foto nella mia mente, fui veramente soddisfatto perché è stato il frutto di un pensiero progressivo. Poi mi dovetti ingegnare per trasformare il mio pensiero in immagine, ma di questo parleremo in un altro post. Così come parleremo, se volete, della genesi e realizzazione della foto della
Ziopierella o di quella degli
"Gnocchetti Cruschi".
Adesso direi di fermarci qui con le parole e passiamo alla parte pratica, che possiamo fare comodamente nei prossimi giorni e senza aver bisogno della macchina fotografica!
Riprendiamo la solita rivista di cui abbiamo parlato
nell'articolo precedente, magari l'inserto gratuito di un quotidiano, e soffermiamoci sulle foto pubblicitarie (praticamente il 98%!), meglio se ci sono oggetti piuttosto che persone. Queste foto - si suppone - sono state scattate da dei professionisti per cui possono tornarci molto utili.
Studiamole e analizziamole in questa maniera:
1. cerchiamo le ombre, se ci sono
2. cerchiamo di capire dove sono posizionate le luci (e queste ci sono sicuramente!)
3. cerchiamo di capire come è stato "pensato lo scatto" (tecniche, ambiente, composizione, ecc, ecc)
Solo queste tre cosettine, basilari, se poi applicate ai nostri scatti, ci possono sicuramente aiutare a migliorare il risultato delle nostre fotografie.
Proviamoci. Se ci prenderemo gusto, ci troveremo a farlo sempre più spesso, e non solo guardando le riviste, ma anche i cartelloni pubblicitari o una scena di un film o, peggio me sento, dal vivo(!!!) ;-)
Capisco che il metodo puo' sembrare un po' inusuale, ma in fondo stiamo anche giocando, no? E poi stiamo parlando di foto, per cui le foto LE dobbiamo guardare, soprattutto se fatte bene. :))
La prossima volta cercherò di immedesimarmi in un fotografo quasi vero e, se non vengo scannato vivo prima, metterò
"Bianco sulla Bilancia" ;-) (e questa volta ci servirà la fotocamera!!!)
Tenetevi pronti!
Grazie e alla Prossima
Lo Ziopiero