giovedì 27 giugno 2013

Voglia d'Estate - Melone e Basilico..accoppiata vincente!!!

Ormai ci siamo. Il caldo imperversa! I termometri salgono. I condizionatori pompano al massimo!!!

...e, come spesso capita, ci passa la voglia di cucinare! Di accendere forni e fornelli.


E quand'è così.... Cosa c'è di meglio di un bel piatto fresco, genuino, Buono e Veloce?

Ecco quindi per voi due semplici proposte.
Ma che dico semplici? Semplicissime!!!!

La prima assomiglia un po' a questa insalata di valeriana con melone e feta; vi ricordate quanto era buona?
Qui si tratta di melone bianco (quello con la buccia gialla, per capirci) e basilico.

Un semplice connubio che se non fosse stato per Tamara che me lo ha consigliato, non mi sarebbe mai venuto in mente!!!

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Che vi devo pure dire la ricetta? :D :D :D

Ma sì, dai! Facciamo questo sforzo! :)))

Sbucciate il melone, tagliatelo a quadrotti; spezzettate qualche foglia di basilico (mi raccomando con le mani, niente coltelli!!!), mischiate...anche qui con le mani, suvvia! Coprite con della stagnola e lasciate in frigo qualche ora. E poi.... Gustate!

Scoprirete come del semplice basilico riesca ad esaltare il sapore del melone!

E se volete fare di più...provate anche con la menta!!!!

Son sicuro che questa coppetta diventerà il vostro desser dell'estate!!!!

Passiamo ora alla seconda proposta, anche questa di semplicissima preparazione.

Fetta di pane appena sfornato (questo! Vabbe', confesso, il forno l'ho acceso!), fetta di giuncata pugliese, due tre pomodorini spaccati a metà, un filo d'olio, l'immancabile foglia di basilico e...

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Cosa c'è di meglio?

Vi dico solo che ho mangiato così per due giorni di seguito!!!

Che poi, non so se ci avete fatto caso, ma il tris di colori bianco, rosso e verde invoglia troppo!
(vabbe', non è che mo vi mangiate la bandiera, eh? :D :D :D)


Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

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lunedì 24 giugno 2013

Pane 01 Lievito

Lo sapete, mi conoscete, l'ho scritto più volte, soprattutto qui:

Potete fare pane e pizza con una "caccolina" di lievito. 
Anche con 0,1 g per un chilo di farina. 
Sì, avete letto bene: 0,1 g!!!! Praticamente zero.

Disceeee...ma come te fa a lievità?!?!?

Te lievita, te lievita. Tu ora seguimi passo passo e arriverai ad un pane come questo:

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Un pane da un sapore unico! Una leggerezza soave.
E il tutto praticamente senza lievito!

Certo per il sapore le farine sono FON-DA-MEN-TA-LI, ma anche un po' di tecnica qui ci vuole per arrivare ad un pane con 75% di idratazione.

Insomma, mettiamoci subito all'opera!!!

Si parte, appunto, da una caccolina di lievito:

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Si scioglie il lievito in 25 g di acqua e si impasta in 50 g di farina manitoba.

Si lascia riposare 12 ore.

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Come vedete lievita, eccome lievita.

A questo punto si aggiungono altri 25 g di acqua e 50 g di farina manitoba.

Altre 12 ore, ma potrebbero bastarne 10.

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Infine altri 25 g di acqua e 50 g di farina manitoba. Ecco adesso il nostro impastino è bello in tiro e potrebbe esser pronto per l'impasto finale anche dopo 4-6 ore. Voi controllatelo. Deve più o meno raddoppiare:

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Avete visto come è cresciuto? E in sole 4 ore!!!

Ora aggiungete all'impasto

675 g di acqua
850 g di farine (io ho usato un mix tra 00, farro bianco, enkir, kamut, segale bianca, macina integrale)
18 g di sale

Impastate. I tempi di lievitazione ovviamente variano.
In questo caso son bastate due ore:
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Ora potete formare facendo molta attenzione a non sgonfiare l'impasto.
Per prima cosa date due giri di pieghe a portafoglio.
Poi sistemate il pane su una teglia sulla quale avrete sistemato della carta da forno.
Lo scopo è di far crescere il pane in altezza, per qui cercate di fare in modo che sia ben "circondato" lungo i bordi.

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L'ho fatto crescere 45' minuti.
Poi l'ho infornato a 250° per circa 20', quindi ho portato la temperatura a 200° fino a cottura.

Eccolo appena uscito dal forno:
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e soprattutto ecco come si è presentato al primo taglio che, vi ricordo sempre, va fatto dopo qualche ora.

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E' un pane che si conserva benissimo per giorni, purché coperto da un panno.

Gustatevelo come preferite, ma se vi volete fare un regalo da gran signori.... cospargete una fetta d'olio evo e...
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Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

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giovedì 20 giugno 2013

La vendetta di Michelangelo...

Oggi vi voglio dilettare con un po' di storia...e come per le ricette, anche qui con un'interpretazione molto personale! :))
 

Tempo fa nel post del Quadro d'Autore vi avevo accennato alla famosa martellata che Michelangelo diede alla sua statua raffigurante Mosè, anticipandovi che presto vi avrei dato una mia interpretazione storica analitica.

Tutti credono, infatti, che la martellata, seguita dalla fatidica frase "Perché non parli", rappresentasse l'attonimento del grande scultore davanti a quanto lui stesso fu capace di realizzare.

In realtà non è andata proprio così...

Mettetevi seduti comodi che vi racconto la versione dei fatti da me pensata e rielaborata:

Un bel giorno Giulio II della Rovere, uno dei Pontefici più celebri del Rinascimento, soprannominato il "Papa Terribile" o anche il "Papa Guerriero" (e con questo ho detto tutto sui Papi di una volta!) chiama Michelangelo e gli fa:


A Miche' , sentinpo'. * So du tre giorni che numme sento tanto per la quale...e nun vorei che quarcuno me stesse a porta' sfiga. Datosi che cio' un bel gruzzoletto da parte stavo a penza': e se me facessi 'na bella tomba? Sai de quelle de marmo, monumentali? Robba da fa schiatta' d'envidia li Borgia?**

* ok, ok,  il Papa era ligure, ma a me piace farlo parlare romanaccio!
**  nota famiglia in contrasto con Giulio della Rovere.

Michelangelo, all'epoca un pischelletto trentenne ancora con la barba corta, avendo fiutato l'affare della sua vita, gli dice, cortesemente:

Sua Santità, facciamo così: le preparo subito un bel progettino e poi vengo da lei

Così dopo qualche giorno il nostro artista si presenta dal Papa con un mega progetto che prevedeva una colossale struttura tutta in marmo, a base rettangolare (circa 10,8x7,2 m) alta 8 metri e composta da tre ordini che, dalla base, andavano restringendosi gradualmente; una sorta di piramide comprendente ben 40 statue!!!

Al Papa non gli parve vero!!! Nessuno poteva vantare una tomba simile!!!
(pensate un po' voi...vabbe')

Così dopo un lungo tira e molla sul compenso, si accordarono per 10.000 ducati (non mi chiedete quanti euro sarebbero stati al cambio attuale, ma sicuramente eran tanti bei soldini!)


Insomma, gira e mettiti bene fu così che il nostro scultore, non potendo andare su amazon per ordinare on line i marmi, né recarsi in carrozza all'Ikea a riempire qualche centinaio di carrelli, se ne partì saggiamente alla volta di Carrara per scegliere di persona ogni singolo blocco di marmo.

Persona lodevole e scrupolosa questo Michelangelo.
Forse troppo...come tra poco scopriremo.

Intanto a Roma si sparse la voce che il Buonarroti avesse fatto il colpaccio e il solito covo di vipere si mise all'opera per fargli le scarpe. In testa a tutti c'era il Bramante, già sovrintendente generale delle fabbriche del Papa,  il quale riuscì a convincere il buon Giulio che farsi la tomba prima di schiattare portasse jella; fu così che il Papa nel 1506 mentre Michelangelo ancora faceva la spesa girando tra le cave di Carrara, commissionò al Bramante il completo rifacimento della Basilica Costantiniana (in pratica la fece abbattere e ricostruirre completamente!).

Ora se siete pratici della storia di Roma sapete benissimo che durante il Rinascimento le chiese venivano fatte e disfatte in continuazione, spesso sulle stesse fondamenta delle precedenti (ecco uno dei motivi per cui i sotterranei di Roma sono altrettanto ricchi se non di più dell'attuale calpestio).

...ma qui non si trattava di una chiesa qualsiasi. Qui si parla della Chiesa per eccellenza... nientepopodimenoche... San Pietro!!!

E per rifare San Pietro, che alla fine sarebbe poi venuta così come la ammiriamo ai giorni nostri, di ducati ce ne vollero una marea!

Hai capito il Bramante? In altre parole dirottò i soldi della tomba verso le proprie tasche, con tutti gli interessi!!!

Ma cosa combinava intanto il nostro eroe?

Questo esattamente non è dato di saperlo ma basti pensare che a Carrara ci rimase quasi 8 mesi (insomma se la prese comoda) e quando tornò a Roma stracarico di marmi e con la fattura in mano, pare che il Papa gli disse (sempre in romanaccio):

Senti Miche', tu mo' sei stato fuori 'na vita, io nel frattempo me sento mejo e visto che me vojo assicurà er paradiso ho penzato bene de da' 'na sistamata a 'sta Basilica, che me sta a costa' 'nbotto! Quinni, peffattela breve, li sordi so finiti.

Ma...Sua Santità, avevamo un accordo....

A Miche', forze numme so' spiegato: nun te pozzo paga'! Anzi vedi pure d'annattene sinno' so' guai che pare che qui te vonno morto...

Michelangelo preso dalla paura fece una lunga fuga rifugiandosi a Firenze, nonostante poi il Papa gli avesse subito mandato appresso dei corrieri per convincerlo a tornare nella capitale.

Ma l'amico nostro non ne volle sapere di tornare nella capitale.

Ma dico! S può dir di no al Papa (per altro soprannominato Terribile nonché Guerriero)?
Certamente no!

E così, alla terza missiva che il Papa mandò direttamente alla Signoria di Firenze, fu lo stesso Pier Soderini a convincere Michelangelo affinché prendesse in considerazione l'ipotesi della riconciliazione: "Noi non vogliamo per te far guerra col papa e metter lo Stato nostro a risico", pare abbia detto
(la minchiata poi Soderini la fece comunque  quando acconsentì, nell'autunno del 1511, alla convocazione nel territorio della Repubblica dello "scismatico" Concilio di Pisa, voluto da Luigi XII di Francia, che dichiarò decaduto Papa Giulio II. Il "Temerario" si alleò allora con vari signori italiani, compresi i Medici, e inviò in Toscana un contingente spagnolo che mise a segno il Sacco di Prato nell'agosto 1512, spaventando a morte Firenze, che aprì con solerzia le sue porte trattando la resa con gli invasori.)

In ogni caso Michelangelo si riappacifico con Giulio...ma inevitabilmente gli rimase la rabbia...e la voglia di vendicarsi!!!

Così, visto che la vendetta è un piatto da consumarsi freddo, per quieto vivere il furbacchione fece al Papa una bella statua di bronzo; Giulio ne fu così contento che gli disse:

Bella Miche', stavorta sei stato grande! Sai che te dico? Datosi che sto a rifa' e pareti daaa chiesa (si parla sempre di San Pietro N.d.ZP) perché numme ce fai 'ndisegnino sur soffitto c'ho fatto appena intonaca'?.***

*** Avrete certamente intuito che si tratta della volta della Cappella Sistina

Michelangelo, per non perdere l'occasione, il giorno appresso (siamo nel 1508) si precipitò aRoma, sistemò di gran lena tutti i ponteggi e sospeso a mezz'aria manco fosse un angelo, iniziò a darci sotto di pennello.

Ma noi ormai sappiamo che dentro covava sempre vendetta....

La volta venne terminata nel 1512; Giulio II terminò nel 1513 e, guarda caso, della monumentale tomba dalla quale è iniziata tutta questa storia c'era poco o niente.
 

Michelangelo credeva di aver vinto la sua guerra personale! Ma gli eredi di Giulio decisero che comunque il loro parente meritasse una bella tomba, cogliendo l'artista in contropiede!
(scusate, ma voi se vi morisse un parente Papa non avreste fatto lo stesso?)

Così concordarono, sempre con Michelangelo, un nuovo disegno e un nuovo contratto che imponeva all'artista, almeno sulla carta, di lavorare esclusivamente per questo progetto con l'impegno di terminarlo entro sette anni.

Il furbacchiotto ovviamente accettò ma, invece di iniziare dalla statua di Giulio II, iniziò proprio dal Mosè.

Sarà stato un caso? Sarà stata ancora la sete di vendetta?

No, dico...voi che avreste fatto? Immagino tutti avreste iniziato dalla statua di Giulio II, no?

Che minchia ci azzeccava il Mosè?

E invece lui no, si incaponì, e lo fece pure bene visto che tirò fuori una delle statue più famose di tutta la storia!!! (di cui vi risparmio gli infiniti dettagli allegorici, a meno che non me li chiediate esplicitamente...)

(foto presa da Internet)
Peccato che tutto ciò non piacque ai parenti del defunto...i quali, visto l'andazzo e vista soprattutto la statua che non rappresentava affatto il loro amato che fu, gli dissero che poteva tenersi il suo bel Mosè con tutte le quintalate di marmo rimaste inutilizzate.

..e fu proprio in questo preciso istante che Michelangelo realizzò che forse si era dato la zappa sui piedi da solo e, per la rabbia, diede la famosa martellata al ginocchio destro!

.....

Ora voi mi direte...ma ci hai fatto tutto sto pippone per raccontarci de 'sta fregnaccia?

...be', sapete..la storia è bella pure per questo..e per non deludervi vi dico anche come andò a finire l'intera faccenda, che a mio avviso è la parte più comica di tutta 'sta tarantella.

Visto e considerato che Michelangelo era un ottimo negoziatore, oltre ad un valente scultore, recuperò in extremis promettendo che la statua a Giulio gliela avrebbe fatta subito, visto che gliela aveva promessa quando questi era ancora in vita!

Il riferimento alla promessa fatta all'ormai defunto commosse i parenti i quali abboccarono e acolsero l'offerta.

Ma cosa fece quel furbacchione del Buonarroti?

Chiamò il suo allievo peggiore, quello che ai compiti di scalpellini prendeva sempre 3, e gli disse:

Senti un po', famme sta' statua così e colà e nun ce perde troppo tempo che sciavemo poi da termina' artre cose
(ormai si era romanizzato anche il buon Miky)

Al ragazzo non gli parve vero!!!
Un incarico di così alto prestigio...dato poi direttamente dal Maestro per conto dei parenti del Papa da lui tanto amato!

Peccato che l'allievo non avesse consapevolezza delle proprie reali capacità in materia e fece una delle statue papali più brutte e irriverenti mai viste nella storia!!!

Un papa dal fisico spoporzionato, sbracato di lato con fare molto discinto da far arrossire pure Paolina Borghese...

Insomma, giudicate un po' voi se questa statua è realmente degna di un Papa, per giunta Terribile e Guerriero?


(foto presa da Internet)

La cosa poi più buffa di tutta la faccenda fu il fatto che in questa tomba, che si può ammirare nella Chiesa di San Pietro in Vincoli, Giulio II non vi fu mai seppellito!!
E' uno dei pochi Papi che giace nella Basilica di San Pietro, ma senza alcun monumento funebre.

Si può dunque dire che il buon Michelangelo, che campò fino al 1564 (quasi 90 anni!!!), si potè godere molto a lungo la sua vendetta, fredda, anzi ormai gelata!

Spero di non avervi annoiato, anche perché per reperire tutti questi ingredienti per poi condirli con le mie spezie mi ci è voluto non poco tempo e fantasia.

Le persone qui citate sono tutte esistite.
I fatti riportati son quasi tutti veri.
I dialoghi...forse.

Ciao e alla Prossima

Lo Ziopiero

lunedì 17 giugno 2013

Spaghetti al pomodoro... d'autore.

Ho sentito diversi chef stellati affermare più o meno la stessa cosa:

Il piatto più difficile da fare sono gli spaghetti al pomodoro!

La prima volta che ho sentito questa frase mi venne da ridere, pensando fosse una battuta.

Ma come? La pasta al pomodoro la sanno fare tutti!

...Almeno... in Italia la sanno fare tutti.

....oddio...se ripenso a quella che faceva mia madre....rispetto a quella di mia zia...molto meglio quella di mia zia. Eppure hanno imparato entrambe dalla nonna. Che ora che ci penso la faceva meglio di loro. E meglio pure dell'altra nonna. Insomma, una bella lotta!

Al ristorante poi non ne parliamo.

Avete mai provato ad ordinare gli spaghetti al pomodoro? Mai! Giusto? E perché?
Perché sono migliori quelli che vi fate a casa. O forse perché li mangiate sempre tutti i giorni....ma di sicuro, se fate mente locale, vi ricorderete di un piatto di spaghetti al pomodoro molto particolari mangiati a casa di un amico, la cui moglie vi ha fatto mangiare gli spaghetti al pomodoro migliori che abbiate mai mangiato.

Ecco. Dopo tutta questa tarantella... ho capito che quella di sopra non era una battuta, era la verità!

Gli spaghetti al pomodoro non sono un piatto facile facile....

E voi, come li fate???

Io spesso la faccio così.

Altre volte faccio una cosa semplicissima: taglio i pomodorini in una ciotolona, li condisco con abbondante olio evo, una bella spolverata di parmigiano grattugiato, mescolo e li lascio un'oretta a insaporirsi; poi li condisco con dei bei maccheroni!

Saporitissima, si, ma non è la pasta al pomodoro classica. Quella alla salsa di pomodoro.



E così, quando ho visto questa ricetta di Davide Oldani mi son detto: la faccio subito!

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Non è una semplice pasta al pomodoro, badate bene.

E' qualcosa di molto speciale.

E richiede anche un po' di tempo. Ma ne vale la pena! ;)

Ingredienti

Pomodori pachino o ciliegino
Pomodori san marzano
Olio
Spaghetti


Incidete i pomodori pachino o ciliegino facendo una croce in punta.

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Versateli in acqua bollente e lasciateli per qualche minuto

Scolateli, pelateli, tagliateli in 4 e togliete i semini.

Poi metteteli inuna teglia con del sale grosso (io ho usato quello di Cervia) e un filino d'olio evo.

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Forno a 130°  fino a quando risultano cotti, assumendo una forma un po' raggrinzita.

Nel frattempo mettete dei pomodori san marzano, anche questi pelati, in una pentola con un pò d'acqua bollente, sale e olio.

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Dopo un po' frullateli con il minipimer e continuate la cottura della salsa.

(Fai click sulla foto per ingrandirla)


Lessate gli spaghetti per 4 minuti e continuate la loro cottura nella salsa.
Ecco: questa secondo me è la genialità!

Gli spaghetti, liberati di parte del loro amido nella prima cottura, continueranno a cuocere nella salsa, insaporendosi come non potete immaginarvi....

Tirateli fuori e

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

serviteli, insieme ai pomodorini e qualche fogli di basilico. (Oldani ci aggiunge anche della mentuccia):

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Che ve ne pare?

Guardate che ne vale la pena!!!

Ora, visto che mi siete stati pazienti, vi offro anche un altro assaggio:


(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Queste linguine le ho saltate con del pan grattato integrale (rigorosamente casalingo), leggermente fritto in padella e aromatizzato con rosmarino e origano, e poi condite sempre con i pomodorini.

Un piatto semplice...ma di grande effetto, ve lo assicuro! ;)

Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

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lunedì 10 giugno 2013

Quadro d'Autore by Montersino ...perché non parli?

Penso quasi tutti voi conosciate la storia del Mosé di Michelangelo.
Pare che l'artista alla fine dell'opera si sia talmente meravigliato della sua bellezza che con lo scalpello ha colpito il ginocchio destro, lasciando un segno ancora evidente e pronunciando la ormai fatidica frase:

"Perché non parli"?

Una cosa del genere mi è capitata facendo il Quadro d'Autore, ennesima ricetta di Montersino da me riprodotta.

(Fai click sulla foto per ingrandirla)
"Perchè non parli?"

:D :D :D

In realtà questo quadro parla...si esprime, attraverso le immagini che mi hanno fatto sognare per tre anni!

Infatti era una di quelle preparazioni messe nella lista delle cose da fare, ma alla fine mi sono sempre tirato indietro e sapete perché? Mi spaventava!!!

Siiii, mi spaventava.

Poi ho capito che in realtà era solo una questione psicologica: il dolce è semplicissimo da fare.
E' solo una questione di organizzazione, come per l'Opéra o per la Setteveli.

E così mi sono organizzato.
Ho studiato, ristudiato pianificato e alla fine ho capito che sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Allora, che facciamo, partiamo con i dettagli?

Per prima cosa l'occorrente:

Quadro d'acciaio (io 18x18 cm)
Spatola a gomito
Sac a Poche
Foglio di acetato 
Piano di appoggio per la torta (il fondo di una tortiera, o anche una teglia, purché entri nel congelatore) 

Poi l'occorrente pronto:

Pan di Spagna (che potete fare quando volete e congelarlo)
300 g Crema Pasticcera (che potete fare il giorno prima)

A questo punto voi forse non ci crederete, ma il grosso è fatto!!!

Disceee...ma basta un pandispagna e della crema?

Siiiii! Praticamente si!!!!!

Altri ingredienti

400 g Panna da montare
10 g di gelatina in fogli
Gelatina liquida neutra per decorare dolci
40 g di limoncello
Zucchero
Zeste di  Limoni
Tante fragole
Un kiwi
Un mango
Pistacchi
Eventualmente altra frutta per guarnire inmaniera più ricca!


Si inizia!

Voi seguite i vari passi in quest'ordine (studiato appositamente per renderci la vita facile)

Ammollate i fogli di gelatina (5 da 2 g l'uno) in acqua fredda.
Montate la panna
Strizzate e asciugate la gelatina in un foglio di carta cucina
Scaldate 100 g di crema nel micronde con le zeste di limone.

Scioglieteci dentro 6 g di gelatina, un foglio per volta 3 fogli in tutto, mescolando per bene fino a completo sciogliemento. Consiglio: la crema deve essere bella calda.

Unite 15 g di limoncello e mescoalte
Unite il resto della crema e mescolate benissimo e con una certa energia in modo che torni bella cremosa, appunto.


Unite la crema alla panna facendo come al solito attenzione a non smontarla (se non sapete come fare guardatevi questo filmato fatto per voi); otterrete così una chantilly di crema.

A questo punto saranno passiti si e no 8-10 minuti.

Mettete il foglio di acetato sul piano d'appoggio per la torta e sopra metteteci il quadro.
Tagliate kiwi e fragole e metteteli all'interno del quadro:

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Ora riempite la sac a poche con la chantilly e andate a contornare la frutta, come in figura:

(Fai click sulla foto per ingrandirla)
Livellate poi con la spatola a gomito facendo attenzione a mandare la crema sui bordi in modo uniforme:

(Fai click sulla foto per ingrandirla)
Diciamo che in meno di 10 minuti ce la dovreste fare! E siamo a 20'

A questo punto mettete la vostra torta nel freezer.

Passiamo alla gelé di fragole.
Frullate le fragole, aggiungendo un po' di zucchero:
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Scaldate sul fuoco o nel micronde
Aggiungete i 4 g di gelatina avanzata.
Fatela freddare.

Togliete la torta dal freezer.
Pulire il quadro lungo i bordi se sono presenti macchie di crema.
Mettete la gelé facendo attenzione di farla combaciare bene lungo i bordi.

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Altri 10 minuti e siamo a 30'.


Freezer fino a congelamento della gelé.

Intanto preparate la bagna al limoncello facendo bollire per qualche minuto 100 g acqua con 100 g di zucchero.
Quando il liquido si sarà freddato, aggiungete il limoncello (se lo fate prima parte del liquore evaporerà)

Tutta questa oprazione vi porterà via 5' (escluso il tempo di attesa per il raffreddamento)

Togliete la torta dal freezer quando la gelé è congelata e distribuiteci sopra il secondo strato di crema.
Quindi mettete il Pan di Spagna e imbevetelo per bene con tutta bagna al limoncello:

(Fai click sulla foto per ingrandirla)
Se ve la prendete comododa vi ci vorranno 10 minuti. E siamo a 45'.

Ora lasciate il dolce nel freezer anche per 3 mesi!

Il giorno prima di consumarlo potete procedere all'ultima fase: la guarnizione.

Potete guarnire facendovi guidare dalla vostra fantasia o prendendo spunto da qui:

Tagliate una fettina di mango a forma di semisfera e incidetela come in figura:

(Fai click sulla foto per ingrandirla)
Poi facendo pressione da sotto la buccia cercate di rigirare la semisfera e passatela nella gelatina liquida.
Stessa cosa per le fragole (o altra frutta che decidete di usare per la guarnizione)

Togliete la torta dal congelatore.
Togliete l'acetato.

Ammirate il vostro quadro...

Versatevi adesso la gelatina liquida (che ovviamente NON deve essere calda!) e con la spatola a gomito distribuitela sulla superficie.
Ora potete togliere il quadro d'acciaio. Se non viene via subito scaldate i lati con un cannello o avvolgeteli con uno strofinaccio impregnato di acqua bollente e poi strizzato.

Guarnite con la frutta lucidata e i pistacchi:

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Il dolce va fatto scongelare in frigorifero (a 4 gradi ci vogliono almeno 16 ore) eeeee ...

Mi raccomando: non dategli una martelalta come fece il Michelangelo con il suo Mosé!!!


Io però gli ho dato una bella coltellata per farvi gustare una fetta, tutta per voi:
(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Che altro aggiungere....

Il sapore è sublime, delicato e intenso contemporaneamente.

Importantissima la temperatura a cui lo gusterete, meglio se tenuto un pochino fuori dal frigo: le creme devono essere morbide, non devono dare la sensazione di esser troppo fredde, altrimenti i sapori vengono compromessi.

Ora sbrigatevi...che la vostra fetta vi sta aspettando!!!!!

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

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giovedì 6 giugno 2013

Campagnole al Caffé e i rituali dello Ziopiero

Di solito quando preparo qualcosa in cucina amo seguire un rituale bel preciso, quasi tribale....

Noooo, cosa avete capito, mica gioco a freccette con la foto di Martha Stewart!
E neanche punzecchio di spilli la bambolina raffigurante Nigella Lawson!!!

Piuttosto mi piace avere sul piano di lavoro, davanti a me, tutti gli ingredienti debitamente pesati fino all'ultimo gramm, gli strumenti di lavoro e nulla più!
Al massimo un foglino di carta con gli appunti schematizzati. Stop.

Tutto il resto via! Sciò!

Certo, ci sono preparazioni che richiedono una mis en place molto accurata, altre molto semplici, ma il concetto non cambia: massimo dell'ordine e massimo della pulizia....dice...

Ma poi capita sempre che ti trovi davanti qualcosa che ti da noia.

L'altro giorno, ad esempio, stavo rifacendo queste campagnole quando mi sono accorto che c'era una caffettiera davanti a me.
Vabbe'... capita. Mi era sfuggita.
La prendo per toglierla e ....azzz! Ma è semipiena!
Chi è che si è fatto il caffé nella macchinetta da 3???

Stavo per eliminare il contenuto quando l'occhio mi va sul foglino di cui sopra: 40 g di acqua.

...

....uhmmmm

.....

....ma se.....

Vediamo un po' quanto caffé è rimasto....?

Toh! Giusto 40 grammi!!! Sapete che vi dico? Io lo metto nell'impasto al posto dell'acqua, anzi, prima di metterlo ci aggiungo pure due cucchiaini di caffé liofilizzato, così rafforzo l'aroma!

E fu così che sono nate le Campagnole al Caffè dello Ziopiero!!!

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

E' un biscotto particolare, ve lo consiglio.

La ricetta iniziale (quella senza caffé) l'ho presa da Simona.
Poi le ho riprodotte e pubblicate qui.

Ve la riporto per comodità:

Ingredienti

170 g farina 00
150 g farina di riso
90 g burro
110 g zucchero
1 uovo
40 g caffé espresso + 2 cucchiani di caffé liofilizzato
Zeste arancia (queste le ho aggiunte io)
7 g lievito per torte salate
Sale


Unite le farine e mescolatele con il burro fino ad ottenere tante bricioline.
Aggiungete poi lo zucchero e infine tutto il resto, fino ad ottenere una pasta liscia e omogenea.
Fate riposare l'impasto in frigorifero almeno un'oretta.
Formate i biscotti.
Forno a 180° per 15-20 minuti, il  tempo dipende da come vi piacciono i biscotti: se preferite la friabilità alla croccantezza, allora 15' vanno bene.
Ricordatevi che i biscotti vanno sempre tirati fuori dal forno ancora morbidi e fatti freddare su una gratella ;)

Dal giorno dopo saranno ancora più buoni! :)))

Si conservano anche un mese in una scatola di latta, ma son sicuro che il giorno non ci saranno più neanche le bricioline!!!

:))))


...e oggi vi voglio salutare con una foto di una farfalla, scattata lo scorso anno.

Fotografare le farfalle non sempre riesce bene. Occorre aspettare che si fermino, avvicinarsi molto, trovare le luci, mettere a fuoco...e quelle son già che belle e volate.

Questa in particolare mi ha fato penare non poco: l'ho inseguita inutilmente tra i fiori fin quando ho capito che avrei dovuto cambiar tattica: non dovevo inseguirla, ma dovevo aspettarla. Si, aspettarla. Doveva venire lei da me.

E così mi son messo pazientemente vicino a questi fiori, ho fatto un paio di scatti a vuoto per capire meglio le luci; ho impostato la reflex e poi ho aspettato, tranquillo, sicuro che sarebbe arrivata, la curiosona...

..e infatti....

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Zacchete! Presa!

In fondo, anche questo è stato un rituale!

Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

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lunedì 3 giugno 2013

Quel Brutto Pasticciotto dello Ziopiero

Tamara Tamara...


Quando mi parlasti dei pasticciotti leccesi quasi non ci volevo credere...

"si mangia tiepido... e si gode :)))))))" 

Concludesti così il commento...

E che sarà mai?!?!? Possibile che un pasticciotto abbia poteri così afrodisiaci?!?!?!

Neeeeeaaaaa, dai, magari ha voluto esagerare., così per giocare un po'.

Mah...lasciai cadere lì la questione.

Intanto nel mio "salotto virtuale" iniziarono a girare  primi pasticciotti leccesi.

Prima Emmettì, poi Tamara stessa, infine anche Maya ha fatto i suoi.... 

...e a me come al solito rimanevano solo le briciole, anche se virtuali, tra i cuscini del divano.

Poi giorni fa mi era giusto avanzata tantissima crema da queste Danesi.

Disceeeee, ma non potevi regolarti meglio?

Ma scusa? Uno mica può fare 8 cucchiaini di crema solo per spalmarle sulle Danesi, no?
Una volta che la fai, ne fai una dose normale!

Peraltro era una crema da forno

...uuuhhhmmmmmm da forno, eh?


In quel mentre mi si accende una lampadina: Tamara!

Cioè, più che accendermi una lampadina mi arrivano contemporaneamente 4 notifiche di suoi commenti in svariati post!!!

Porca miseria!!!! Ma quella non si sta mai ferma! Altro che morso della tarantola!

Ecco, adesso sai che faccio?

Zicchete e Zacchete:
"Tama', dammi al volo le dosi della frolla dei pasticciotti."
Invio

Manco passa un minuto che mi arriva la risposta:

Ingredienti per la frolla:

500 g. farina 00
220 g. Zucchero
220 g. Strutto
1 Uovo

1 Tuorlo
Un cucchiaino di lievito
Un pizzico di sale
Scorza di limone grattugiata


Caspiterina! Ma che ha il cellulare incorporato nelle dita?!?!!??  :)))))

A questo punto non ho perso tempo!

Mi son messo subito all'opera: ho mescolato l'impasto della frolla e l'ho lasciato 30' nel freezer per farlo rassodare per bene.

Quindi ho steso la frolla: un po' più della metà l'ho messa nelle formine da tartellete, abbondantemente riempite di crema e  poi tappate con la frolla rimanente.

Ho spennellato con albume leggermente sbattuto (ho usato quello avanzato dal tuorlo).

Infornato a 180° fino a cottura.

Disceeee...ma scusa, non puoi dire quanti minuti?
NO! Lo capisci da solo quando sono cotti! Fìdati!

Poi mi arriva un messaggio con una raccomandazione:

Pie', il primo va mangiato caldo, anzi caldissimo...ti deve quasi bruciare la lingua (quasi, eh? non esagerare che poi non senti più nulla per 3 giorni!!!)

Oddio...confesso che sono particolarmente sensibile sulle papille gustative, per cui mi son ben guardato dal fiondarmi sul primo pasticciotto appena uscito dal forno...ma .... ma ..... ma ....

Su una cosa Tamara aveva ragione:  SI GODE!!!!!

Vi prego, fateli e ditemi se non è così!

Certo, i miei son venuti bruttini, e credo che non sia un caso che si chiamino pasticciotti.

(Fai click sulla foto per ingrandirla)

Ma vi posso assicurare che sono fantastici, incredibilmente fantastici!!!

...e si, anche afrodisiaci! :D :D :D 

(Fai click sulla foto per ingrandirla)


Tamara Tamara... Ce me facisti passare co 'sti pasticiotti! :D :D :D

:)))))

Ciao e alla Prossima.

Lo Ziopiero

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