Più giro per la mia città, più trovo cose da fotografare.
Dopo
Roma mia,
Er Cuppolone,
Roma di notte 1 e
2, e ancora
Roma con le sue Piazze, le sue
Fontane "Chiacchierate" e le
sue geometrie, non poteva mancare un capitolo dedicato al Mio Rione, quello che mi ha visto crescere, tra vicoli e palazzi storici,
sampietrini e
nasoni:
Trastevere.
Letteralmente significa al di là del Tevere (trans Tiberim).
Si, ma al di là rispetto a cosa?
Be', qui la storia è lunga, quasi 2800 anni. Magari ve l'accenno, forse non tutti la conoscono.
Pare che in quel periodo due fratelli, dopo che crebbero bevendo ettolitri di latte di lupa, avessero deciso di fondare Roma, appunto, e siccome stavano sempre a litigare per chi dovesse essere il fondatore, venne loro un'idea geniale: decisero che avrebbe vinto chi avesse avvistato il maggior numero di avvoltoi (anche se in prima battuta pensarono di giocarsela ai rigori, ma siccome ancora non era stato costruito lo stadio olimpico, anzi neanche avevano inventato il gioco del calcio, optarono per questa sorta di antico video gioco).
Remo, la cui furbizia era rinomata, si piazzò sull'
Aventino, un colle dal quale passavano sempre gli uccelli per andare ad abbeverarsi al Tevere; infatti non a caso una teoria sul nome Aventino sostiene che derivasse proprio da
ab avibus, cioè
dagli uccelli. (La storia poi di come storpiando le due parole si sia giunti ad Aventino ve la risparmio, così come vi risparmio le altre teorie sull'origine del nome).
Sta di fatto che Remo, che potremmo liberamente definire il primo Bird-Watcher della storia, si piazzò sul colle e attese.
Il fratello, Romolo, che oltre ad esser furbo pare fosse pure un gran bugiardo, si piazzò sul colle di fronte, il Capitolino (in seguito chiamato
Campidoglio).
Passarono i giorni (be', non è che Roma all'epoca fosse così piena di avvoltoi, come ora), quando a Remo venne voglia di vincere facile e così acchiappò un po' di messaggeri, disse loro di andare dal fratello di latte (sempre di lupa) e dirgli che aveva avvistato 5 avvoltoi!
Manco a farlo apposta Romolo, come sentì la notizia, disse loro:
"aho, allora ho vinto io! N'ho visti diesci!"
Così 'sti poveri messaggeri tornarono indietro a riferire il messaggio (si, all'epoca ancora non esistevano gli mms e neanche gli sms, anzi non esisteva manco il telefonino!).
Remo dovette abbozzare e dal quel momento di lui si persero le tracce.
Intanto Romolo fondò Roma e si proclamò il re, il numero 10 divenne simbolo di vittoria e prestigio (non a caso è tuttora stampato sulla maglia del
Capitano), e il numero di colli arrivò a 7 (come furono i
re noti) e stavano tutti "al di qua" del Tevere, appunto.
Trastevere no. Quello, oltre a non essere un colle, stava "al di là del Tevere",
trans Tiberim, appunto. In pratica "dall'altra sponda" e i suoi abitanti venivano giudicati diversi, diversi nel senso di non romani, intendiamoci. Poi però il termine "altra sponda" assunse inspiegabilmente altri significati. Anzi, neanche tanto inspiegabilmente, perché la vena canzonatoria ai romani non è mai mancata.
Solo in seguito Trastevere venne annesso a Roma con la classica invasione, vista la ricchezza che rappresentavano i suoi abitanti (pescatori, commercianti e artigiani); e con Trastevere venne annesso il Gianicolo (un colle ma non dei 7, visto che arrivò in ritardo) e il Vaticano (anche lui con il suo colle).
Altri colli si aggiunsero negli anni (Monteverde, Parioli...), ma questa è un'altra storia.
Torniamo invece ai tempi nostri, tanto se volete approfondire qualcosa su Trastevere potete sempre consultare il
solito bignamino.
Dicevo... Mia Trastevere perché ci ho vissuto per più di 25 anni e alla fine, inevitabilmente, ti senti padrone dei luoghi, degli angoli, delle stradine, pure dei
sampietrini!
Ho vissuto in questo quartiere quando ancora ci abitavano i romani di
una volta, quelli dei film di Rossellini e Pasolini, immortalati da
pellicole ormai storiche anche se a torto molto spesso dimenticate.
La vita si svolgeva per le strade, a casa si andava solo per dormire e per mangiare, quando c'era da mangiare.
Il centro del quartiere è indubbiamente
Piazza Santa Maria in Trastevere.
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dominata dalla
Basilica (una delle più belle di Roma, a mio avviso) sovrastata da un mosaico del XIII secolo, uno dei pochi rimasti intatti negli anni.
Di fronte alla Basilica, leggermente spostata rispetto al centro della piazza, si trova la Fontana di S. Maria in Trastevere (se volete saperne di più
leggetevi questo post)
Da questa piazza si diramano decine di vicoletti dai nomi più fantasiosi:
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...e se non eri
de Trastevere quando giravi per i vicoli
era mejo de sta'ncampana.
Fino alla fine degli anni ottanta del secolo scorso, infatti, i Trasteverini
rappresentavano l'essenza del vero romano: burlone, canzonatorio e, soprattutto, provocatore. Tra loro si fiutavano e si riconoscevano a vista e
c'era sempre un sorta di reciproco rispetto anche tra bande rivali.
Queste bande si sono succedute nei vari secoli, fino ad arrivare a quella più conosciuta della
Magliana che, nonostante il nome, dicono avesse salde radici in Trastevere.
Ma il personaggio sicuramente più noto tra i cosiddetti
bulli è stato
Er Tinéa, detto anche
Er Più de Trastevere, malamente rappresentato in pellicola da un improponibile Celentano che nonostante i suoi sforzi grotteschi, non riusciva a togliersi di dosso il piglio e l'accento meneghino. Peccato. Quel ruolo lo poteva e lo doveva recitare
uno de Roma.
I miei ricordi di Trastevere sono tanti e legati a diversi episodi coloriti, come le colossali risse ai bar, o le incursioni della polizia (a
madama) che
se beveva i balordi, con annessa la disperazione delle madri urlanti o delle mogli e delle amanti che, ahimé spesso contemporaneamente, spergiuravano di aver passato tutta la notte assieme al poveraccio che, oltre che finire
ar gabbio, ce finiva pure
'nbianco (dico,
armeno metteteve d'accordo prima!)
Ricordo poi la vecchietta coi baffi che vendeva le sigarette di contrabbando all'angolo di un vicolo, sempre seduta su una sediolina di legno che a stento le conteneva
er panettone e pronta con uno sguardo a capire la tua marca preferita e ad estrarre il relativo pacchetto dalle sue enormi prosperità.
Per me, non fumatore incallito, ha comunque rappresentato il primo e ancora migliore esempio di customer service, visto che comunque ci scappava sempre una caramellina (questa però la teneva in tasca!)
Ricordo poi le
lavandare, che portavano sulla testa in perfetto equilibrio enormi ceste di panni sporchi che venivano lavati tutti rigorosamente a mano alle
fontane, un locale di istituzione popolare con all'interno 4 vasconi in pietra.
Le vedevo poi uscire con la stessa cesta in testa, ma con i panni che pesavano il triplo visto che per quanto forti potevano essere le loro braccia non raggiungevano di certo la forza dei 1000 giri di una moderna centrifuga.
E come profumavano quei panni, puntualmente stesi sulle terrazze, che si riempivano di bianco e di riflessi.
Ancora in qualche vicolo si possono trovare panni stesi, condividendo fili (ed intimità) col dirimpettaio.
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o arrangiati come fantasmi appesi:
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Col tempo, al posto delle
fontane, hanno attrezzato prima uno studio grafico, poi allestito una mostra e adesso, credo, c'è un'appartamento di lusso o forse un hotel de charme....
Ma quel rumore dell'acqua che scorre o dello sbattere dei panni sulla pietra ce l'ho ancora nelle orecchie, come ho ancora l'eco canoro della voce di una delle tanti madri che, alle sette e mezzo,
affacciandosi alla finestra con la
cucchiara sporca di sugo in mano, urlava:
ioleeee,
giuliooooo, antoniooooo E' prontooooo!
O come il rumore della sega della vecchia falegnameria sotto le mie finestre o lo sferragliare della fonderia, ultimi sprazzi di una Roma che non c'è più.
Adesso, al posto delle botteghe degli artigiani, ci sono pub, ristoranti e ogni genere di locale moderno e chiassoso.
Una volta, camminando per queste strade, venivi assalito dal profumo dei sughi che ti entravano prepotentemente nelle narici fino a solleticarti le parti più recondite del cervello, lasciandoti immaginare fumanti
bucatini all'amatriciana o piccantissimi
spaghetti alla puttanesca.
Adesso invece sei assalito da un tizio scaraventato qui neanche lui sa come, che in un'improbabile lingua mista tra il romano e il cingal-fili-maro-taliano ti invita a sederti al tavolo per farti spennare vivo in cambio di un fantasioso piatto locale, che ti verrà puntualmente servito in meno di 4 minuti, lasciando intuire uno scongelamento rapido anche senza sentire il trillo dell'inconfondibile campanello del micronde.
E quando non c'è l'adescatore, trovi comunque un invito, magari scritto su una botte:
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Almeno questo è più invitante!
E pensare che Trastevere ha dato i natali a personaggi unici nel loro genere, come
Gianfranco Funari, che è nato proprio nella via dove io ho vissuto per 25 anni.
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Grande Gianfra', sei sempre stato
er mejo!
O anche il
Reuccio:
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Potrei continuare all'infinito con l'elenco e dimenticherei di sicuro qualcuno, per cui mi fermo qui, a Piazza
Trilussa:
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che insieme al
Belli è stato uno dei più famosi poeti romaneschi (pensate, sono morti lo stesso giorno, il 21 dicembre, ma a circa un secolo di distanza).
Accanto alla sua statua è stata incisa questa sua poesia, che merita la lettura:
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Mi sa che ho parlato troppo...
Mejo che vado 'ncuscina
Vi lascio con alcune foto e due commenti allegati
Via della Luce, una della più antiche vie del quartiere. Notate la targa sotto....
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Via della Pelliccia, con il suo antico bar:
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Porta Settimiana:
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/Araba, dimme subbbito ar volo chi s'affaciava a quella finestra a destra e il nome der filme :)))
Un angolo di Via Garibaldi (notare che è una delle pochissime vie o forse l'unica in cui appare solo il cognome della persona a cui è dedicata e non il nome)
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Via Corsini, con la sua magnolia pluricentenaria:
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e per finire, Via della Scala
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...che
, come cantava
Stefano Rosso, di cui vi consiglio di riascoltare anche le altre canzoni, "
è sempre là".
Un ultima curiosità su Stefano Rosso : il suo esordio musicale è stato con il fratello Ugo e chiamarono il loro duo proprio
Remo e Romolo, come i due fratelli di cui sopra! ;)
Grazie per avermi seguito fin qui.
Ciao e alla Prossima.
Lo Ziopiero