lunedì 28 luglio 2014

ISTANBUL - Quarta parte - I vicoli dove non vanno i turisti...più un vero pranzo alla turca!

Se siete qui, vuol dire proprio che Istanbul vi sta piacendo! :)))

Nei precedenti 3 post abbiamo già imparato a conoscere la città, le sue moschee, e visitato le attrazioni principali, suddividendo la visita in tre giorni.

In questo post faremo un giro nei posti che normalmente non sono segnalati nei circuiti turistici più tradizionali, zone in cui il tempo sembra essersi fermato, in cui la vita frenetica e il lusso non sono di casa...

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Capisco che come turisti non sempre è facile avventurarsi in vicoli sconosciuti, contornati da situazioni ambigue o che possono incutere timori, ma qui ad Istanbul, nonostante le apparenze e le dicerie, non mi sono sentito mai in pericolo.
Quindi, se avete tempo e modo, vi suggerisco di seguirmi e addentrarvi in questi percorsi.

Quarto Giorno
Iniziamo subito dirigendoci nella parte Ovest del Corno d'Oro, in corrispondenza dell'Acquedotto Valente, il cui nome ovviamente è lo stesso dell'Imperatore Romano (Valente, appunto) che lo fece costruire appena fu nominato Imperatore d'Oriente (364 d.C.).


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Qui inizia Fatih, che in turco ormai sappiamo significa Conquistatore, l'attributo di Maometto II, conquistatore della città (1453), dopo oltre 100 anni di tentativi da parte degli Ottomani.

Questo è sicuramente uno dei distretti più conservatori di Istanbul oltre ad essere anche quello più religioso.

La prima percezione è quella di esser usciti dalla parte tipicamente turistica: atmosfere diverse, insolite, come quelle date da questi signori, che prestano il loro lavoro lungo il marciapiede, scrivendo lettere per chi probabilmente non ha gli strumenti per farlo (quant'è che non vedevo una macchina per scrivere!)

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Mi hanno tanto ricordato Il Segno di Venere, il film in cui Franca Valeri faceva la dattilografa in un albergo diurno dove Vittorio De Sica andava a dettare le lettere....

Oltrepassando l'acquedotto e iniziando a salire (ricordate? Istanbul ha sette colli, come Roma) si  incontra subito la prima grande struttura di Fatih: la bellissima Moschea di Zeyrek, che in passato fu il Monastero Bizantino di Cristo Pantocratore; questo edificio è immenso e come dimensione è secondo solo a Santa Sofia.

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Siamo entrati nella zona di Zeyrek, con le sue tipiche case in legno di periodo ottomano, testimonianza di uno stile e di uno sfarzo che ormai è solo un ricordo.

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Molte di queste case, infatti, sono ormai abbandonate.
Chi puo' se le compra a prezzi irrisori per poi ristrutturarle, ma essendo la zona ormai molto povera è anche poco appetibile e il destino di queste case sembra ormai segnato. Peccato.

Passeggiando per questi vicoli non è raro trovare dei bambini "appesi" alle finestre, che dietro alle inferriate ti sorridono allegri...

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o ti guardano perplessi col il loro bel faccino sotto il tipico cappellino :)))

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Pare sia un'usanza molto diffusa.

Il quartiere è dominato, manco a dirlo, dalla Moschea di Fatih (appunto), ovviamente situata nel punto più alto.
Della Moschea internet è pieno di foto; a me è piaciuto ritrarre solo alcune scene particolari....

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Tappa obbligata prima di lasciare questo quartiere è il Mercato delle Donne, così chiamato in quanto una volta vi si vendevano...sì, proprio le donne! (vabbe', lo sapevamo che se le vendevano, no?).

Adesso qui si vendono tutti generi alimentari provenineti soprattutto dall'est della Turchia.

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Se volete mangiare qualcosa di caratteristico siete nel posto giusto! Basta entrare in uno di questi locali o avvicinarsi ad un chiosco per gustare kebab, pide, köfte, sarma e altre specialità ancora, peraltro ad un prezzo davvero irrisorio.

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Molto caratteristici in questa zona sono i tavolini bassi, dove spesso ci si ritrova per bere o giocare a carte.

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Dopo Zeyrek visitiamo Fener lo storico quartiere greco.

Vi accorgerete subito che qui le strade sono tutte strettissime e in forte pendenza, contornate da case colorate, alcune in piena decadenza altre perfettamente restaurate.

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Il palazzo sicuramente più emblematico di Fener è il Liceo Greco Ortodosso (Rum Lisesi), un magnifico edificio in mattoni rossi ormai frequentato da poche decine di studenti (credo siano meno di 30) e la cui sopravvivenza è dovuta alle sovvenzioni che lo stato greco ancora sostiene.

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Quello che invece pochi sanno è che a Fener si trova uno dei luoghi più importanti della Religione Cristiana Ortodossa: il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, la cui importanza sia storica, sia simbolica è enorme.
Pensate che prima del Grande Scisma d'Oriente (1054) questo Patriarcato costituiva una delle cinque sedi principali della Cristianità, per ordine di importanza seconda solo a San Pietro a Roma (che pure qui vi ci devo mettere il link...? :)))) ).

In questa Chiesa è conservata una parte della Colonna della Flagellazione di Cristo dove è ben evidente il punto in cui Gli cadde una lacrima: infatti in corrispondenza c'è un buco con una pepita d'oro, che si dice essersi formata subito dopo. Io la pepita l'ho vista. Del miracolo ovviamente non posso testimoniarvi...

Una nota curiosa: gli altri due pezzi di colonna sono conservati uno a Santa Prassede (Chiesa di straordinaria bellezza dove si possono ammirare i mosaici forse più belli di Roma, se passate dalle mie parti sarà un piacere accompagnarvici) e l'altro, ovviamente, nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Ultima tappa di Fener è la Chiesa di Santa Maria dei Mongoli, conosciuta anche come la Chiesa Rossa, unico edificio di culto ortodosso nella città ancora in uso dall'epoca bizantina. Infatti questa fu l'unica Chiesa bizantina di Istanbul a non esser mai stata trasformata in Moschea dagli Ottomani, grazie ad un decreto fatto proprio da Maometto II il Conquistatore.

Il suo nome in turco, Kanlı Kilise, significa chiesa (kilise) di sangue (kanli) e sta a ricorare la resistenza durante la conquista ottomana (1453) per i cristiani finita in un bagno di sangue (da cui il soprannome "Chiesa Rossa", appunto)

Curiosità: per visitarla occorre suonare il campanello e i custodi – una famiglia di Antiochia, a Istanbul da oltre 30 anni – vengono ad aprire. Dentro potete ammirare delle decorazioni davvero mozzafiato, ennesima dimostrazione delle capacità infinite che offre ai grandi artisti la grafia araba,  come avevamo visto e in parte spiegato qui.

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Concludiamo la nostra giornata visitando Balat, storico quartiere ebraico, sia durante il periodo bizantino sia durante il periodo ottomano, questo a dimostrare il clima di convivenza interreligiosa che ha sempre caratterizzato Istanbul.

Poi, lentamente, gli ebrei - soprattutto quelli benestanti - hanno iniziato a lasciare il quartiere che di conseguenza si è molto impoverito, diventando poi zona di immigrati poveri.

A Balat il contrasto tra bellezza e degrado è piuttosto evidente e, lasciatemelo dire, anche affascinante, come nel caso dei panni stesi alle finestre che danno sulla strada...(notate però anche le scarpe messe fuori alla porta, segno comunque di grande attenzione alla pulizia)

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 Panni stesi su fili che attraversano una via...

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o tra muri diroccati....

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Ma la cosa più divertente è stata questa donna appesa alla finestra che lavava la parte esterna dei suoi vetri (alla faccia della 626!):

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Continuando la passeggiata in un dedalo di vicoli, tra una serie infinita di saliscendi, su sanpietrini secolari o attraverso le svariate scalinate, si trovano botteghe d'altri tempi, come vecchi barbieri o minisupermercati, o case strette e ad angolo.

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Chissà come sono sistemati i mobili all'interno....Altro che tetris! :))))

A Balat troviamo anche la Chiesa di San Salvatore in Chora , di archiettura bizantina, oggi museo.
Qui si possono ammirare mosaici e affreschi di pregiata bellezza.
Foto mie non ne ho, sorry, ma era yasak, vietato (e per ripicca non le ho fatte neanche da fuori, tie'!)


Ora state attenti, perché sto per dirvi una cosa che vi sorprenderà:
a Balat ho mangiato una delle migliori pizze che abbia mai provato! 
Un impasto leggerissimo, etereo, scioglievole...

Il locale visto da fuori (ma anche da dentro) non è certo un invito per i turisti occidentali: una stanza 4 metri x 4 con attaccato un forno a legna e tre tavolini in marmo.
Personale gentilissimo (4 fratelli che lavoravano come...turchi!) per servire un via vai continuo di gente del posto, ristoratori compresi.
Mi son fidato e ho ordinato la pida (la loro pizza a forma di barchetta); mi ripeto: straordinaria!
Dopo la pida mi son fatto portare il lahmacun, un sottile strato di pasta ricoperto di carne macinata piccante, pomodoro, e altri ingredienti, cotto in un forno (rigorosamente a legna), farcito servito con insalata e limone e poi arrotolato (e non piegato, mi raccomando! Il sapore e il gusto cambiano, ho fatto la prova).
Il locale si chiama Yaprak 2, Vodina Cad. Hizircavus Mah. 182.
Andateci! ;)


Quinto Giorno
Preparatevi, perché oggi faremo una Gita in Asia!
Sì sì', proprio in Asia.
Istanbul, infatti, ha la caratteristica (unica città al mondo) di occupare due continenti!
La parte asiatica si raggiunge facilmente con il traghetto e non occorre mostrare passaporto o carta di identità.

Per vedere al meglio questa zona mi sono affidato alle persone di Scoprire Istanbul, a mio avviso il miglior sito italiano per chi vuole vedere la città non da un punto turistico.
Con una loro guida abbiamo visitato Üsküdar, Kuzguncuk, e Kadıköy, i tre quartieri principali.

Üsküdar si raggiunge in 20' partendo dal molo di Eminonu (il traghetto è considerato un mezzo pubblico come gli autobus, quindi costa meno di 1€!)

Durante il tragitto potete godervi Istanbul dal Bosforo...


Torre di Galata
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Topkapi dal Bosforo
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Dolmabahce (Ortakoy)
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Moschea del Solimano
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Ortakoy
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Appena sbarcati, la prima cosa che mi ha colpito è stata questa sfilza di sportelli bancomat!

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Buffo, eh? Mai vista una tale offerta di mercato!
Non c'era che l'imbarazzo della scelta!!! :)))

Immancabili anche qui i tipici "pulisci-scarpe":

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Ma iniziamo il nostro giro!
Üsküdar è uno dei più antichi quartieri della Istanbul ottomana, con oltre 180 Moschee (no, dico, vi rendete conto?!?!? 180 Moschee in un solo quartiere!!!), alcune delle quali risalgono a prima della conquista ottomana, quindi fra le più antiche di Istanbul.

Tra le più famose c'è sicuramente quella di Mihrimah (ricordate la sua storia fantastica? e la sua Moschea gemella?).

Altra grande Moschea è quella di Yeni Valide, ma sono interessanti anche quelle più piccole, come Şemsi Paşa, Kaptan Paşa, Çinili Camii.

Moschea Şemsi Paşa
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Il tour continua con una passeggiata lungo il Bosforo, fino a Salacak dove si trova l'isoletta con Kız Kulesi, il cui nome, pare erroneamente, è legato al mito di Ero e Leandro.


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Questo lato di costa è anche un luogo dove i locali spesso si fermano per godersi il panorama (o per telefonare...)

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 ...il passeggio è continuo, anche sotto la canicola...

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...e qualcuno non si fa scrupoli e si fa anche un bel bagno!

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Da qui si sale verso Kuzguncuk, un quartiere in origine abitato dalla popolazione ebraica e in seguito anche da greci e armeni.
Come abbiamo già visto, Istanbul già dall'epoca Ottomana è una città che ha accolto diverse culture e religioni, riuscendole a far convivere in armonia tra loro.
Non è raro, infatti, trovare anche a Kuzguncuk una moschea al fianco di una chiesa armena, o una sinagoga al fianco di una chiesa ortodossa.
Questa è civiltà!

Sulla collinetta si incontrano case tra i cui scorci si hanno delle suggetive viste sul Bosforo...

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Si scende poi verso Kadıköy
Immancabile la tappa al mercato, uno dei più interessanti e pittoreschi della città, frequentato soprattutto da gente locale e luogo ideale per un mini-tour gastronomico.

Assaggiate senza timori le varie prelibatezze che i negozianti vi offriranno, accompagnate sempre da un loro sorriso sincero.

Dopo il mercato tappa inaspettata ma molto interessante è stata quella al cimitero.
Sì, sì, avete letto bene: interessante!
No, non vi scandalizzate.
Spesso è da qui che si trae spunto per risalire alla storie delle città e delle culture.

Ho appreso, ad esempio, che le bare qui servono solo per il trasporto della salma al cimitero, dove poi viene seporlta a diretto contatto con la terra; che il colore ai funerali è il verde (colore della vita) e non il nero, che sopra le tombe la vita deve sorgere e quindi non è inusuale trovarvi sopra della vegetazione:

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Che se sulla lapide c'è anche un turbante, la persona, oltre ad esser stato un uomo, era anche importante (motivo per cui si possono trovare delle tombe anche in mezzo alla strada, come in questo caso!).

Che sulle lapidi delle donne si trovano scolpiti dei fiori, tra cui le rose, la cui quantità rapresenta il numero dei figli avuti.

...che alcune persone sono vissute anche più di 600 anni....

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...diSceeee... ma come è possibile?!?!?!?

Be', in realtà non è possibile, a patto di non stravolgere improvvisamente la finestra temporale dell'epoca in cui si vive.

È esattamente quello che ha fatto Mustafa Kemal Atatürk, eroe nazionale turco e vero simbolo della turchia moderna.

La sua vita merita di essere studiata; per stimolarvi vi dico solo che, oltre ad aver ristabilito l'unità e l'indipendenza della Turchia (guerra greco-turca 1919-1922), deposto l'ultimo sultano Maometto VI (1922), fondò la Repubblica Turca (1923), abolì il Califfato (immaginate solo che rivoluzione culturale possa aver significato!), laicizzò lo stato (idem come prima), riconobbe la domenica come giorno festivo (!), riconobbe la parità dei sessi (!!), istituì il suffragio universale, cioè diede la possibilità di voto a tutti i cittadini maggiorenni, donne comprese, cosa che in Italia avvenne solo nel 1945 e in Svizzera nel 1971 (!!!), proibì l'uso del velo islamico nei locali pubblici (anche se di fatto la legge vera e propria arrivò solo nel 2000, dal partito moderato islamico allora al governo), depenalizzò l'omosessualità (!!!), adottò l'alfabeto latino (anche se per compensare la mancanza di suoni tipicamente arabi si dovette inventare una serie di cediglie, puntini, dieresi e simboli vari), impose l'uso del cognome, all'epoca inesistente (le persone del popolo si identificavano con il nome di battesimo più un appellativo, tipo "figlio del falegname", "nipote dello stagnaro", "procugino del farmacista" e via dicendo) e, per tornare a noi, adottò il sistema metrico decimale e il calendario gregoriano. Ecco spiegato il motivo per cui il tipo di cui nome è inciso sulla lapide nella foto sopra nacque nel 1290 e morì quasi 700 anni dopo, nel 1955 (anno gregoriano, però).

Capito sì che personaggio?

Ma riprendiamo il nostro tour.
Per concludere abbiamo visitato la Moschea Sakirin (cliccateci e guardate il tour virtuale!).
Questa è una delle Moschee più moderne della città e, particolare non da poco, la prima interamente progettata da una donna (!!!): Zeynep Fadıllıoğlu.


Al suo interno forme moderne si contrappongono ai disegni tradizionali.
Guardate ad esempio il Mirhab (e anche le scritte dietro):

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Oltre a indicare la direzione della Ka'ba,  in questo Mirhab la semplicità architettonica si sposa armoniosamente col simbolismo: il cerchio giallo rappresenta evidentemente il Sole, cioè Allah, che a sua volta è circondato da una corona celeste, cioè il Paradiso.

All'interno della Moschea c'è un'enorme lampadario formato da diversi archi dai quali pendono decine di gocce di vetro che sembrano cadere sui fedeli: queste gocce simboleggiano le parole di Allah che, appunto, devono "colpire" i fedeli.

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Particolare non trascurabile: nella progettazione e realizzazione della Moschea, Fadillioglu ha certamente avuto un occhio di riguardo verso le donne, non relegandole in una zona chiusa, solitamente vicino ai bagni, ma in uno spazio dove la separazione con l'area maschile è meno netta.

In realtà pare che il motivo principale delle separazioni tra uomini e donne fosse di natura pratica: l'atto della preghiera, infatti, prevede diverse genuflessioni con la bella mostra della parte posteriore dei rispettivi corpi la cui vista potrebbe inevitabilmente distogliere l'attenzione durante la Salāt.

Fuori, nel cortile esterno, troviamo una fontana formata da una sfera metallica, sulla quale si riflette la Moschea, in un suggestivo gioco di riflessi:

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Una rinfrescata alla fontanella fuori la Moschea (il richiamo a quella interna mi pare più che evidente) e si torna alla base
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E prima di chiudere il capitolo Istanbul, un doveroso capitolo dedicato alla cucina turca, ampiamente provata in una tipica lokanta locale, non frequentata dai turisti.

Purtroppo non me ne ricordo il nome (era all'interno del mercato di Kadıköy), ma mi ricordo bene la lunga vista di pietanze che solo a descriverle ci vorrebbe un post.
Sì, avete letto bene, non è un refuso! Ho scritto vista e non lista, proprio perché il tutto era meticolosamente esposto in attesa di essere scelto.

E scegliere non è stato facile! Mi sono lasciato guidare in parte dall'istinto e e in parte dalle infinite indicazioni fornitemi dalla guida.

Allora siete pronti?

Pranzo alla Turca
Ho iniziato con una çorba (zuppa) di lenticchie verdi. Ci sono diverse varianti della çorba, come la tarhana çorbası (a base di yogurt, peperoni, pomodori, cipolle) o la yayla corbasi (riso, yogurt, tuorlo d'uovo e farina, servito poi con burro alla menta). Tutte molto saporite.

Poi ho proseguito con le dolma, una sorta di involtino fatto con delle foglie di vite (o di altre piante) farcite con del riso, carne, yogurt e spezie varie (dolmak in turco significa “cosa ripiena”, appunto).
Può essere mangiata come "meze" (antipasto) o anche come portata principale.

Un assaggio lo merita anche il Börek, nome generalmente attribuito a tutti i prodotti fatti con yufka (pasta fillo), riempiti poi a piacere (tipicamente formaggio).

Immancabili i vari tipi di kebap, ormai straconosciuti pure da noi; meno conosciute, almeno di nome, le köfte, polpette di carne arrosto o fritte aromatizzate secondo la ricetta "segreta" di ogni cuoco.

Altro piatto caratteristico che ho provato è il Gözleme, una specie di crepe (ma senza uovo) sottilissima, cotta su una grande piastra bollente e farcita con spinaci e formaggio, carne macinata o altro. Tipico cibo da strada.

Ma veniamo ai dolci, dove mi sono letteralmente sbizzarrito!

Sicuramente quello più conosciuto è il baklava, che consiste in strati di sfoglia sottile , imbevuta di miele e farcita con pistacchi o noci o altro tipo di frutta secca. Quelli che non ho mangiato alla Lokanta li ho mangiati nelle varie pasticcerie della città, così come le immancabili delizie turche, i lokum, nelle lore diverse varianti; sono una sorta di caramelle a forma di cubo, gommose e dolcissime, aromatizzate con acqua di rose, limone, pistacchi, mandorle, spezie, cannella o menta. Una variante prevede zucchero a velo o farina di cocco con cui ricoprire il tutto a fini conservativi.

A fine pasto ho invece gustato i vari dolci a base di latte: muhallebi, su muhallebisi, simile alla panna cotta,  sütlaç (crema di riso), keşkül (budino alle mandorle), kazandibi e tavuk göğsü (un budino gelatinoso, contenente pezzetti di pollo che vi assicuro non si stentivano).

Ultimo assaggio è stato per la kabak tatlısı (undolce a base di zucca, preparato cucinandola con zucchero, garofano e cannella, fatto raffreddare e servito con pistacchi sbriciolati o noci.

Si conclude con un caffé turco, bevanda molto sciropposache potrebbe non incontrare il nostro gusto, o con del çay (the turco)

Insomma alla fine del pranzo ero pronto per una gastroscopia! :))))

p.s. non vi dico quanto ho speso...con la stessa cifra in Italia non ci mangiavi neanche uno spaghetto alle vongole!!!!

.....

Bene!
A questo punto credo di aver davvero detto proprio tutto.

Per chi ha avuto la costanza e la forza di leggermi, anche in parte, un doveroso ringraziamento.

So che avete apprezzato questi 4 post su Istanbul; scriverli mi ha richiesto impegno e studio, ma l'ho fatto volentieri così come volentieri ho condiviso con Voi questa mia esperienza.

E adesso, come al solito, vi saluto con il foto-filmato della vacanza.




Ciao e... Buone Vacanze a Tutti!

Prossimo post....a settembre! :))))

Lo Ziopiero


Gli altri post su Istanbul:


lunedì 21 luglio 2014

ISTANBUL - Terza parte - Itinerari Principali

Dopo il primo post introduttivo su Istanbul, seguito da quello più "romantico" sulle Moschee, è ora il momento di addentrarci meglio nella città, percorrendo itinerari turistici e non.

Istanbul è una città enorme e le cose da vedere sono un'infinità per cui è bene programmare come si deve sia le cose da visitare sia l'ordine in cui vederle, in funzione anche del tempo a disposizione.

Per questo motivo ho diviso gli itinerari in due post.
Il primo, questo, prevede 3 giorni pieni e intensi per visitare le cose principali e classiche della città.

Nel prossimo parlerò dei quartieri meno visitati dai turisti e a mio avviso più affascinanti, la cui visita prevede altri due giorni.

E ora mettetevi comodi.
Il post è ricco di informazioni e quindi anche inevitabilmente lungo; meglio che vi avverta da subito. :)))

Oltre ai percorsi, troverete un po' di notizie utili (spero) e qualche altra "mia chicca" che mi auguro vi farà piacere leggere.


Iniziamo subito con una visione di insieme delle parti della città che visiteremo:

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Le aree cerchiate in rosso sulla mappa rappresentano i quartieri principali che andremo ad esplorare durante il nostro viaggio.

Per spostarsi da un posto all'altro consiglio, oltre che le gambe, il Tram superveloce o il traghetto.
Il costo del biglietto è circa 2 lire turche e spiccioli per qualsiasi mezzo pubblico (in pratica meno di 1€).

Volendo per spostamenti brevi e veloci si possono usare i taxi di gruppo (i "Dolmus", 2,5 lire su percorsi prefissati)


Primo giorno
Come in tutte le città anche ad Istanbul conviene iniziare dal Centro Storico, peraltro Patrimonio dell'Unesco.
Qui potrete vedere insieme le bellezze dei monumenti sia Bizantini sia Ottomani.

Un giorno unico per vederlo tutto non basta, a meno che non lo facciate correndo ed evitando di entrare nei posti consigliati.
Ma voi non fate così, veroooo?  :))))

Ingrandiamo la mappa:

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I principali posti che oggi vedremo sono quelli sottolineati in rosso.

Suggerisco di iniziare dalla Basilica Cisterna (Yerebatan Visiri), un enorme spazio sotterraneo costruito dai Romani per sopperire alla mancanza di risorse idriche (e sì, perché a quanto pare un punto debole di Istanbul - forse l'unico - era la mancanza d'acqua!).
Ma come tutti sappiamo i nostri antenati erano anche abilissimi nella costruzione di acquedotti e relative cisterne e questa di Istanbul ne è una testimonianza.

Scoperta alla fine del XIX secolo, questa cisterna oggi si presenta come un enorme spazio sotterraneo con 336 colonne disposte in dodici file, tutte distanziate l'una dall'altra di 4,90 m. (adesso ho capito anche perché viene chiamata "Basilica")

Curiosità: una di queste porta il nome di Colonna Piangenteağlayan sütun”, dove sono incise forme che rappresentano lacrime e occhi; ed essendo la colonna perennemente umida e bagnata, si ha proprio la sensazione che stia piangendo!!!

Le piattaforme di legno, poste al di sopra dell’acqua dove nuotano grandi pesci, ci portano nel punto più attraente della cisterna; le due Teste di Medusa (sì, proprio quella che se la guardavi diritto negli occhi ti pietrificava!).
Queste teste, utilizzate come piedistallo per le colonne, pare fossero state portate per proteggere la città dalle cattiverie e posizionate al rovescio e di lato.


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Riuscire a rappresentare fotograficamente le suggestioni di questo sito non è semplice, soprattutto senza le attrezzature adatte. Per questo vi rimando a questa galleria di immagini che sicuramente rende bene l'idea.

Usciti dalla Cisterna in meno di 5 minuti a piedi potete raggiungere l'entrata di Santa Sofia, di cui abbiamo ampiamente parlato qui.

Accanto a Santa Sofia troverete il PalazzoTopkapi (Topkapi Saray), altra tappa fondamentale per chi visita Istanbul (nella cartina in alto non è evidenziato, ma è immediatamente sopra Santa Sofia)

Topkapi dal Bosforo
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Costruito nel 1453 a seguito della presa di Costantinopoli da parte di Maometto II il Conquistatore, che vi ha abitato fino alla sua morte, fu anche residenza di ben 26 dei 36 sultani dell’Impero Ottomano.

È un edificio immenso, formato da chioschi, harem, cortili, corridoi e belvedere, che ricorda le usanze e i costumi di questo popolo.

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La visita richiede almeno un'ora, anche di più.
Uscirete stanchi ma volendo potete riposarvi nello splendido giardino antistante il palazzo.


Topkapi al tramonto
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A questo punto suggerisco un salto al piccolo Bazar Arasta, a fianco della Moschea Blu e vicino ad una serie di ristorantini molto carini, tutti dotati di una terrazza all'ultimo piano dove potete mangiare godendovi una vista sulla città e sulle varie Moschee.

Dopo mangiato una visita al Museo del Mosaico è praticamente doverosa. 

Qui troviamo una delle rappresentazioni più belle dell’arte Bizantina in cui vengono raffigurati in modo molto realistico persone, animali, figure mitologiche, scene di caccia, giochi di bambini.

Datati tra il 450 e 550 d.C. questi mosaici molto probabilmente ornavano parte della pavimentazione del Palazzo Grande (Buyuk Saray), il primo Palazzo dell’Impero Bizantino costruito ad Istanbul, così come il Topkapi Saray (Palazzo di Topkapi) lo è stato per l’Impero Ottomano.

Purtroppo del maestoso Buyuk Saray, che si estendeva dall’Ippodromo (che tra poco vedremo) fino alla costa del Mar di Maramara, sono giunte a noi pochissime tracce.

Usciti dal museo siamo pronti per entrare finalmente nella Moschea di Sultan Ahmet (Moschea Blu). Anche su questa Moschea non aggiungo altro visto che ne abbiamo abbondantemente parlato qui.

Usciti dalla Moschea vi troverete in una lunga piazza corrispondente al luogo dove una volta c'era l'Ippodromo.

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Anche se la sua costruzione iniziò nel III secolo a.C. da parte dell'Imperatore Romano Settimio Severo, la sua realizzazione completa, attraverso l’opera di oltre 100.000 schiavi, avvenne nel periodo di Costantino (ricordate? colui che fondò Istanbul e la fece diventare la capitale dell’Impero).

Il suo scopo era quello di arricchire ed abbellire Istanbul (all'epoca Costantinopoli, appunto), tanto da farla apparire più bella ed affascinante di Roma (!).

Sia nel periodo Bizantino che in quello Ottomano, l’Ippodromo e i suoi dintorni hanno rappresentato il centro della capitale, ma è stato anche il luogo dove avvenivano le rivolte.
Sulle sue scalinate sono state uccise migliaia i persone ed è stato anche il luogo simbolo dove si svolgevano le esecuzioni capitali.

È stato però anche luogo di feste e divertimenti, come i festival realizzati per la circoncisione del Sehzade, ossia del principe ereditiero, che duravano 40 giorni e 40 notti (le feste, non la circoncisione, eh?).

Oggi dell'antico Ippodromo rimane ben poco: l’Obelisco di Teodosio (Dikiltas), la Colonna Serpentina (Yilanli) e la Colonna Intrecciata (Örme Sütun).
(l'Obelisco e la Colonna Serpentina si intravedono nella foto sopra)

I tre obelischi potete guardarli anche di sfuggita, ma qualcosa relativamente alla loro storia merita di essere qui menzionato:

L'Obelisco di Teodosio fu portato dall'Egitto ad Istanbul dall'imperatore romano Teodosio (vabbe', fin qui è facile). Pare che in origine fosse alto più del doppio (!!!) e che per trasportarlo dovettero sacrificarne un pezzo enorme (sigh!)
Anche per erigerlo, ovviamente, furono fatti enormi sforzi e ci impiegarono dei mesi.
Pare che ad opera completata (390) Teodosio fece raffigurare, sulla base quadrata che lo sostiene, il momento dell’innalzamento inisieme ad altri bassorilievi che hanno come soggetto emozionanti gare di cavalli all’Ippodromo, le guerre di Teodosio e la sua vita (qui alcuni particolari)

Vi prometto che se un giorno farò un obelisco, sulla base farò scolpire il passo passo della mia Torta Operà... :))))

Altra curiosità: pare che le scritte presenti indussero gli Ottomani a pensare che servissero a scacciare gli spiriti maligni (come non si sa...). Solo nel XVIII secolo i geroglifici furono tradotti portando alla scoperta che l'obelisco apparteneva nientepopodimeno che al Faraone Egiziano Tutmosi III, vissuto intorno al 1550 a.C. (sì, avete letto bene: 'sto pezzo di pietra ha più di 3500 anni!!!)

La Colonna Intrecciata è costituita da una serie di intrecci (appunto) di varie pietre. Pare che la parte superiore fosse sormontata da una sfera di bronzo sulla cui superficie erano raffigurati episodi di varie battaglie. Il bronzo, come spesso accadde in passato, fu poi asportato, fuso e utilizzato per costruire armi, in questo caso per difendersi dall'invasione dei Latini (1204-1261).

Sorte inversa per la Colonna Serpentina, che fu costruita sciogliendo armi, corazze e altri oggetti presi come bottino di guerra contro i Persiani. Ma erano altri tempi (V secolo a.C!).

In fondo all'Ippodromo di trova la Fontana Tedesca, donata all’Imperatore Ottomano da Guglielmo II, Kaiser Tedesco all'epoca dell'Imperatore Francesco Giuseppe (vi ricordate di lui? Ne parlai nella ricetta del kaiserschmarrn).
Nota bene: l’interno della cupola è totalmente placcata d’oro!
(vi giuro che è così, anche se nella foto si intuisce appena)

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A questo punto il nostro itinerario prevede una visita nella parte più meridionale del quartiere per visitare (almeno da fuori) l' Haseki Hurren Hamami (vi ricordate di Roxelana? Questo era il suo Hamami), la Piccola Santa Sofia, un vero gioiellino al di fuori del circuito turistico, e la Moschea Sokollu (Mehmet Pasha), di cui manco wikipedia dà informazioni...quasi quasi le inserisco io! :)))
A voi posso anticiparvi che oltre ad essere una Moschea, è anche una scuola coranica. ;)

Moschea Sokollu - Cortile 
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La sera sarete cotti.
Vi consiglio una cenetta all'ultimo piano dell'Hotel Adamar (Yerebatan Caddesi 47, la stessa via della Basilica Cisterna). Prezzi contenuti, vista mozzafiato:

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Secondo giorno

Dopo la "maratona" del primo giorno, ci dedicheremo oggi alla parte nord di Sultanahmet e ai due suoi più famosi bazar (ricordatevi che la domenica sono chiusi).


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Inizierei dalla Stazione dei Treni di Sirkeci, all'interno della quale si trova il Museo dell'Orient Express (museo che non sono riuscito a visitare, nel caso mi racconterete voi!).

Da qui dirigetevi direttamente verso il Ponte di Galata, fermandovi nell'enorme piazza che vi troverete davanti.

Delle Moschee ormai sapete tutto, quindi sono sicuro che quelle che vedremo oggi le apprezzerete ancor di più, a cominciare dalla la cosiddetta Moschea Nuova (Yeni Camii), che merita sicuramente una bella visita.

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Pensate che la costruzione di questa Moschea venne terminata nel 1663, dopo ben 66 anni di lavori! (record di durata che ha resistito per ben 4 secoli e superato solo dalla costruzione della metropolitana di Roma!)

Uscendo dalla Moschea vi troverete direttamente nel külliye, ossia quel complesso di costruzioni ad essa adiacenti.
Qui c'è anche una delle entrate del Bazar delle Spezie (Mısır Çarşısı), altrimenti noto come Bazar Egiziano.
In questo Bazar, infatti, venivano venduti i prodotti provenienti dall’Egitto; oggi vengono vendute spezie di ogni tipo ed è uno dei luoghi più turistici di Istanbul.
Merita la visita, ma non vi illudete più di tanto: quello che troverete qui lo potete trovare praticamente in qualsiasi mercato multietnico. ;)

Quella che invece dovete assolutamente vedere Moschea di Rustem  (Rustem Pasha Camisi) , una delle Moschee più belle di Istanbul.

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La noterete subito dalla Piazza davanti al Ponte di Galata, ma per visitarla dovrete inoltrarvi dentro delle strette stradine fino a trovare un cartello che vi indichi l'entrata. Se non lo doveste trovare, basta che fate la "faccia a punto interrogativo" e tutti gli autoctoni saranno pronti ad indicarvela al suono di "Moschì-Moschì" (Moschea, appunto).

Per accedervi occorre salire una serie di scale.
Questa Moschea, infatti, è realizzata su un piano rialzato che domina il panorama di Istanbul.
Gli interni sono abbelliti dalle più belle ceramiche di Iznik (sì, ricordate bene: le stesse della Moschea Blu)

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Ormai sarete pratici di Moschee e non vi sarà difficile riconoscere anche qui il  il Mirhab e il Minbar

Manco a farlo apposta anche questa Moschea fu progettata dal grande Architetto Mimar Sinan (ve ne ho parlato qui), dedicata al Gran Visir Rusten Pasha (sì, proprio lui, quello che si sposò con Mihrimah, la stessa per cui proprio Sinan perse la testa dedicandole ben due Moschee, figlia di Roxelana e Solimano, capito che intrecci?!?!? Manco Biutiful! Comunque se volete rinfrescarvi la memoria li ho ampiamente raccontati nel post precedente). 

Ma riprendiamo il nostro giro.
A questo punto vi suggerisco una sosta per mangiare.
Tornate nella Piazza davanti il Ponte di Galata e deliziatevi con un panino con dentro il pesce grigliato, non ve ne pentirete!
Se invece preferite star seduti comodi, sotto il Ponte di Galata ci sono decine di ristoranti; anche se turistici non si mangia male, i prezzi sono molto contenuti (es. un'orata ai ferri meno di 10€) e si puo' godere di una vista piacevole.

Ponte di Galata con pescatori (sopra) e ristoranti (sotto)
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Un consiglio: non mangiate troppo, perché il pomeriggio è lungo ed è meglio non avere la pancia piena!

Andremo alla Moschea del Solimano i cui dettagli e storia (affascinante) ve li ho raccontati qui.

La visita vi porterà via tempo ed enerigie.
Per riprendervi consiglio un Hammam, precisamente l'Hammam del Solimano, uno dei pochi ad Istanbul in cui è possibile farlo in coppia (di solito uomini e donne li tengono separati).

L'esperienza, che consiste in una sauna su dei marmi e un massaggio completo con sapone e risciacquo finale, dura un po' più di un'ora e vi rimetterà in piena forma!

Al termine sarete completamente rilassati, pronti per andare a visitare il Gran Bazar (Büyük Çarşı).

Tappa obbligata per i turisti, il Gran Bazar si presenta come un immenso mercato coperto (Büyük Çarşı significa proprio questo), formato da più di 3000 negozi, uno a fianco all'altro, che vendono davvero di tutto, dai gioielli alle copertine dei cellulari.
È bello girare tra le decine di viuzze che lo racchiudono, in una mescolanza di colori, suoni, volti, odori, perdendosi e ritrovandosi.
Indubbiamente negli ultimi decenni ha perso gran parte del fascino che lo ha caratterizzato per dei secoli; l'impronta prevalentemente turistica ormai si impone su tutto il resto.

Personalmente posso dire che è una delle cose che mi ha meno emozionato di Istanbul, anche se consiglio comunque di andarci ;)


Terzo giorno

Oggi vederemo la parte più moderna di Istanbul, da Kabatas a Karakoy e Beyoglu:

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E poi faremo una gita in un luogo molto particolare, Eyup.

Cominciamo dal Complesso del  Dolmabahce, (fuori mappa, ma si trova immediatamente a nord dell'omonima Moschea); sono tre sontuosi edifici, residenza, sala cerimoniale e harem, fatti costruire dal Sultano Abdul Mejid I tra il 1843 e il 1856 con lo scopo di emulare le principali regge europee dell'epoca, in un misto tra barocco e architettutura tradizionale ottomana.
A seconda dei gusti e della situazione tutto ciò potrà apparirvi o di meravigliosa bellezza o di svenevole kitsch.

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E pensare che dopo la costruzione di questo Palazzo i Sultani hanno abbandonato Topkapi; e lo stesso creatore della Moderna Repubblica Turca, Mustafa Kemal Atatürk, di cui parleremo nel prossimo post, ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in questa reggia.

Usciti dal Palazzo vale la pena dare un'occhiata alla Moschea Dolmabahce, costruita sempre nello stesso periodo; anche qui l'influenza dell'architetettura europea si è fatta sentire (basti guardare la torre con l'orologio, una assoluta novità per le Moschee!!!)

Dopo la Moschea Dolmabahce dirigiamoci adesso verso la piazza più famosa dell'Istanbul moderna: Piazza Taksim.
Per arrivarci consiglio la metro che collega Kabatas a Beyoğlu, una delle metro più antiche del mondo e anche più brevi: tempo di percorrenza 110 secondi (!), tutti in ripida salita (o in discesa, a seconda dei punti di vista!).

Il nome della piazza, che significa divisione (la ripartizione dell’acqua portata in città avveniva proprio qui), purtroppo oggi è legato agli scontri che ci sono stati negli ultimi tempi in occasione di varie manifestazioni di protesta. ...in fondo anche le proteste rappresentano una sorta di divisione (di pensiero più che di acque...).

A Piazza Taksim la vita non si ferma mai. A tutte le ore del giorno e della notte troverete sempre una gran folla. Percorretela in lungo e in largo prima di addentrarvi nella via princiaple di tutto il quartiere: İstiklal Caddesi

Questa via, sempre affollatissima, è la via dei negozi e dei tipici carrettini rossi che vendono cibo.

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E sapete cosa va per la maggiore?

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Sì, avete visto bene: pannocchie e castagne!!! :))))

Lungo İstiklal Caddesi incontrerete spesso un tram rosso, con appese sempre un po' di persone, la cui linea venne realizzata verso la fine del XIX secolo per collegare Karaköy e Beyoğlu rendendo il viaggio più piacevole (e meno faticoso!).
Ovviamente adesso, anche se utilizzato pure dagli abitanti di Istanbul, è diventato soprattutto un'attrazione turistica!

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Continuando la vostra discesa non mancate di visitare l' Hotel Pera Palas, posto circa a metà strada, sulla destra, a due isolati di distanza dalla via principale.

Edificato a fine '800 per ospitare i passeggeri dell'Orient Express, qui praticamente hanno soggiornato un po' tutti i personaggi famosi in transito da Istanbul; da Pierre Loti (di cui tra poco parleremo) ad Ernest Hemingway; dall'imperatore d'Austria-Ungheria Francesco Giuseppe (sì, quello del  Kaiserschmarrn), ad Alfred Hitchcock; da Jacqueline Kennedy Onassis ad Agatha Christie, che nella camera 411 scrisse buona parte del libro Assassinio sull'Orient Express (appunto!).

Tornando a percorrere İstiklal Caddesi non perdetevi i vari "passagggi", tra cui Halep Pasajı,Cicek Pasaji e Halep Pasaji.
  
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Sempre lungo questa via troverete Aya Triada Ermeni Katolik Kilisesi, la chiesa Cattolica più grande di Istanbul.

A questo punto altro non vi rimane che scendere verso il Bosforo, fino ad incontrare la piazzetta dove si erge la Torre di Galata

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Costruita dai Genovesi per controllare l'arrivo delle navi (sia amiche sia nemiche), oggi è usata dai turisti per godere una delle viste più suggestive della città storica, specialmente al tramonto quando l'ombra del cielo rossiccio inizia a coprire Sultanahmet.

Continuando a scendere tornerete all'imbocco del Ponte di Galata.
Questa zona (Karakoy) è stato il porto commerciale più importante della città sotto tutti gli imperi ed è stato quindi il luogo dove si sono sviluppate le maggiori attività commerciali.

Da qui suggerisco una passeggiata sul lato destro (quindi con il Bosforo alla vostra sinistra) per fare il tratto meno battuto dai turisti.

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Noterete il netto contrasto tra le misere botteghe di artigiani vari (a me hanno ricordato molto i film su Roma di Pasolini) e le modernità immediatamente a ridosso.

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A questo punto torniamo indietro lungo il Bosforo fino ad arrivare alla Yeraltı Camii una Moschea che si trova sulla via Kemankeş Caddesi. Nel suo sotterraneo si trovava la catena che collegava Galata a Sarayburn, sull'altra sponda del Bosforo. Questa catena veniva prontamente tirata su e tesa per impedire l'accesso ad Istanbul all'arrivo di navi nemiche; pensate 600 metri di catena!!!! Non oso pensare a quali sistemi avessero architettato per eseguire tale operazione! Ricordo ancora il giorno in cui a momenti mi slogai un polso per tirar mezzo metro di catena del motorino!!!

Usciti dalla Moschea dirigetevi alla fermata del traghetto per Eyup, che come vedremo è il luogo più sacro per i Musulmani di Istanbul.
Il tragitto dura circa mezzora, per cui potete approfittarne per riposarvi e per godervi il panorama della città direttamente dal Bosforo.

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Una volta giunti a destinazione vi troverete davanti la Moschea di Eyup Sultan, luogo sacro a tutti gli islamici, il terzo al mondo dopo la Mecca e Gerusalemme.
La storia ci narra che il Sultano Eyup, portabandiera del profeta Maometto, morì qui durante il primo assedio di Costantinopoli da parte degli Arabi (669).
Pare poi che il Sultano Maometto II (il Conquistatore, Fatih) all'epoca del grande assedio (sempre quello del 1453, ormai la data l'aveta imparata a memoria!) una notte vide in sogno il luogo esatto dove fu sepolto Eyup. Svagliatosi di botto, acchiappò una pala, scavò e trovo delle ossa. Così il Sultano vi fece costruire un mausoleo, una moschea monumentale e il primo külliye di Istanbul (se mi avete seguito fin qui ormai dovreste sapere tutti cos'è il külliye).
Fu così che in breve tempo questo luogo diventò meta di pellegrinaggi e luogo di venerazione.

Dopo la Moschea dovete assolutamente salire sulla collina di fronte, fino ad arrivare al Caffé Pierre Loti, da cui potete ammirare uno dei panorami più suggestivi della città.

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Ma chi era Pierre Loti e come mai un bar di Istanbul porta il suo nome?

Anche qui c'è di mezzo una donna, Aziyadè, guarda caso un'odalisca, per la quale Pierre perse la testa (questa volta solo in senso metaforico, meglio precisare!). Insieme vissero la più classica delle storie d'amore e quando Pierre se ne dovette partire, lei con i propri gioielli gli confezionò un anello meraviglioso.
Qualche anno dopo Loti torna ad Istanbul ma nel frattempo Aziyadè era morta, ovviamente di dolore!
E così il nostro amico iniziò a scrivere un romanzo (Aziyadè, appunto!) proprio seduto ai tavolini di questo caffé, che inevitabilmente prese il suo nome.
Pare addirittura che Pierre fosse solito urlare il nome della sua amata più volte durante le sue permanenze al bar, tanto forte che l'urlo si sentiva fino all'altra sponda.
Il romanzo, ha detta di qualcuno, è una delle più belle storie d'amore mai scritte.


Voi, intanto, godetevi il panorama, comodamente seduti in uno dei tanti bar, una bevanda fresca costa 5 lire (meno di 2€), se po' ffa', e se per caso doveste sentire il nome di Aziyadè urlato da qualche francese, fate finta di niente! :)))


È tempo di tornare verso la base, ma non prima di aver visto altre due moschee che si incontrano lungo la strada del rientro.

La prima, Defterdar Mehmet Efendi Camii, ha una particolarità: sul minareto, anziché trovare la mezzaluna (simbolo dell'Islam così come per i Cristiani è la croce) si trova l'hokka (bastoncino che conteneva l’inchiostro) e la matita, che sono i due elementi che rappresentavano l’illuminazione e l’evoluzione dell'uomo.

L'altra Moschea si trova più verso l'interno. La si raggiunge costeggiando le mura fino ad arrivare nel punto più alto.

Si tratta della Moschea Mihrimah, sì proprio quella che l'Architetto Sinan (ricordate?) dedicò a Mihrimah, la figlia di Roxelana e Solimano. Questa Moschea è ricca di significati e simbolismi. Ne parlammo ampiamente qui, dove troverete anche un po' di foto.


Ecco.
Il nostro giro di 3 giorni è finito.

Ovviamente si potrebbe parlare ancora ore e ore di questa meravigliosa città, ma credo di averne dette già troppe.
Spero di non avervi annoiato.

Nel prossimo post visiteremo una Istanbul diversa, sconosciuta alla maggior parte dei turisti ma per questo non meno bella o affascinante.
Ci sarete?
Vi aspetto! :))))


Come sempre vi saluto con il foto-filmato del viaggio.



Ciao e alla Prossima

Lo Ziopiero


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